L’auspicato confronto –e chiarimento – con le imprese dell’indotto ex Ilva di Taranto non c’è stato. La delegazione di imprenditori- circa quaranta – che stamattina si è autoconvocata davanti alla palazzina direzionale di Arcelor Mittal Italia al fine di avere contezza dei pagamenti sulle fatture scadute è rimasta per tre ore ad attendere che dalla direzione arrivasse un segnale di “apertura” – in tutti i sensi – nei confronti della platea delle imprese. Dopo aver ricevuto rassicurazioni circa il fatto che una delegazione ristretta – guidata dal Presidente di Confindustria Taranto Antonio Marinaro – potesse incontrare i vertici dell’azienda siderurgica, gli imprenditori assiepati – in forma assolutamente pacifica– davanti alla portineria di Arcelor Mittal, non hanno ricevuto più alcun riscontro. Dopo ben tre ore di attesa, sono andati via sgomberando il piazzale antistante gli uffici direzionali. Da parte dell’azienda, notizie riguardanti una call conference in corso che avrebbe impedito il ricevimento della delegazione.
“Prendiamo atto – questo il commento del presidente di Confindustria Taranto Antonio Marinaro – di una evidente indisponibilità di Arcelor Mittal a confrontarsi su una questione per noi fondamentale. L’autoconvocazione era da parte nostra un atto dovuto, che ha fatto seguito ad una serie di e.mail con cui sollecitavamo i pagamenti ed alle quali non abbiamo avuto riscontro, così come nessun riscontro abbiamo registrato dopo il nostro avviso di auto convocazione: un silenzio che riteniamo immotivato – afferma ancora Marinaro – alla luce sia dell’approccio sobrio che stiamo mantenendo in questa fase così critica sia perché va ulteriormente ad inficiare i termini di quell’accordo che solo due mesi fa avevamo pattuito alla presenza del Presidente della Regione Puglia, del Sindaco e dell’AD Morselli: e parliamo di quella task force composta da imprese dell’indotto e funzionari di Ami che si sarebbero dovuti occupare, con frequenza e regolarità, del corretto flusso dei pagamenti, e che invece ha avuto di fatto vita molto breve. Ad un avvio che sembrava incoraggiante hanno fatto seguito solo confronti telefonici o via mail, sicuramente svolti nell’alveo di una garbata interlocuzione ma il più delle volte solo parzialmente esaustivi.
Oggi volevamo ristabilire un corretto ripristino di quelle relazioni, interrotte troppo presto e senza alcuna motivazione plausibile. L’intenzione non era solo quella di fare il punto sui pagamenti ma anche di ridefinire, eventualmente, modalità di contrattazione fra l’azienda e i fornitori, far luce sulle prospettive almeno a breve-medio termine. Riteniamo infatti che la trattativa in corso a livello nazionale fra AMI e Governo, che sappiamo difficile e complessa, non possa costituire una giustificazione per i ritardi nei pagamenti alle imprese. Tantomeno possono essere letti come esaustivi gli acconti a singhiozzo delle fatture in scadenza, che arrivano ogni qual volta, come è accaduto stamani, si registrano pressioni o iniziative da parte dell’indotto: le aziende hanno scadenze da rispettare, impegni con i fornitori, i dipendenti, l’erario. Hanno adempimenti da onorare in assenza dei quali rischiano di ritrovarsi, come suol dirsi, dalla parte dell’illegalità. Non credo di dover spiegare ulteriormente un’evidenza che è nota a tutti. Quello di oggi è un segnale grave, di cui prendiamo atto con grande rammarico e che purtroppo segna un brusco stop nei rapporti di correttezza che avevamo instaurato con il management di Arcelor Mittal”.
Nel tardo pomeriggio una delegazione di imprese, guidate dal Presidente Marinaro, incontrerà il Prefetto di Taranto. Domattina in Confindustria è previsto un incontro con i segretari generali di Cgil Cisl e Uil.
Taranto, 30 gennaio 2020