“La sentenza del Tar Lazio dà indirettamente ragione a quanto ho sempre sostenuto: il Piano ambientale, e aggiungo anche l’AIA, non garantiscono la tutela del diritto alla salute, il rispetto dell’ambiente e la sicurezza per i lavoratori del siderurgico, per cui le integrazioni richieste dal ministero dell’Ambiente e da Arpa sono legittime”. Lo scrive sulla sua pagina facebook il deputato tarantino del MoVimento 5 Stelle, Giovanni Vianello, commentando la sentenza del Tar del Lazio secondo cui il Piano ambientale di Ilva non deroga dalle norme previste per la bonifica dei siti inquinati. “Sono molteplici gli effetti positivi di questa sentenza, partendo dal fatto che si riaprono maggiori e più proficue possibilità di intervento sulle aree Ilva, incluse nel Sito di Interesse Nazionale di Taranto. Il caso del test di cessione sui materiali di risulta presso l’Ilva la dice lunga su come, nel corso degli anni, si sia sorvolato non poco sulla tematica ambientale. Complimenti all’Arpa Puglia e ai suoi tecnici per aver ribadito le proprie tesi affiancandole a studi puntuali”, continua Vianello. “Ribadisco quindi che qualsiasi uso di fondi pubblici per tenere in vita l’area a caldo della fabbrica – con i decreti Salva Ilva in vigore che danneggiano l’ambiente (sebbene non ci sia più l’immunità) – è uno spreco di risorse. Quei soldi vanno investiti in bonifiche, il primo vero passo da compiere per riconvertire la città e la sua provincia”. Sul fronte occupazionale, poi, Giovanni Vianello esprime una considerazione anche sulla notizia della cassa integrazione per 250 operai Mittal impiegati presso l’Acciaieria 1: “Una ennesima dimostrazione – scrive sempre su facebook – di come quella fabbrica non dia alcuna garanzia occupazionale, e inoltre che nei momenti di calo del mercato, il privato risparmia e lo Stato continua a spendere soldi pubblici”.