La decisione della magistratura tarantina che conduce, giustamente, allo spegnimento dell’Afo2 ha immediatamente visto la reazione scomposta e arrogante della multinazionale indiana: Trasformazione della cassa ordinaria in speciale e incremento del numero dei lavoratori coinvolti sino a 3500.
Ciò significa, nei fatti, il licenziamento. Non ha atteso neanche il tavolo ministeriale di domani 12 dicembre. Non è chiaro se la scelta serve a drammatizzare ulteriormente per fare pressioni sul tribunale del riesame al fine di evitare lo spegnimento dell’afo2. Quello che è certo è che questa impresa se ne deve andare. Gli impianti sono obsoleti, insicuri e pensare di ottenere una legislazione speciale per mantenerli in produzione è criminale. Il governo cincischia, incapace di assumere quel ruolo che pure gli compete. Domani al Ministero dello sviluppo economico chiederemo nuovamente di intraprendere un’altra strada. Chiudere le fonti inquinanti e costruire un accordo di programma. Lo stabilimento tarantino cade a pezzi ed è inimmaginabile una scelta industriale che coniughi diritto al lavoro alla salute e il rispetto dell’ambiente. La soluzione che proponiamo, l’unica percorribile, passa per il ritorno in mano pubblica dell’ex ilva, per queste ragioni il governo deve subito dichiarare inadempiente arcelormittal e perseguirla legalmente per danni.
Sergio Bellavita USB nazionale
Francesco Rizzo USB taranto