In questi giorni, in cui la questione dell’ex Ilva è ancora una volta costantemente alla ribalta locale e nazionale, un dato emerge, preponderante, su tutti: la città vuole partecipare al progetto di ricostruzione e riconversione della grande fabbrica, o perlomeno valutarne da vicino le fasi di riorganizzazione complessiva.
Per far questo, però, occorre rivisitare lo schema classico del tavolo governativo “sganciato” dalle istanze – e sono numerose – di un tessuto urbano per troppo tempo tenuto fuori dalle scelte che ne avrebbero decretato i destini, sia ambientale sia economico, con le pesanti ripercussioni, anche sociali, che sono oramai sotto gli occhi di tutti: è necessario che il Sistema Taranto sia parte attiva dei processi decisionali che direttamente lo riguardano, attraverso un approccio propositivo alla complessa materia che possa portare a risultati concreti e duraturi nel tempo, e soprattutto reali ricadute positive sul territorio.
La premessa è d’obbligo per ricordare che solo due settimane fa, nella nostra sede di Confindustria Taranto, abbiamo lanciato, in occasione della vertenza portata avanti per il nostro indotto, l’appello a tutti gli attori territoriali a convergere su un’unica istanza, che miri ad un reale riscatto della città. Una città per troppi anni “rimaneggiata” a vario titolo – dai governi, dalla politica, dai management aziendali – con l’unico obiettivo di metterla nelle condizioni di continuare la sua mission, ovvero la produzione di acciaio.
E fin qui nulla da obiettare, considerati i suoi sessant’anni di storia legata alla siderurgia, se non fosse che quelle condizioni non sono mai state, a conti fatti, quelle che la città voleva realmente che fossero.
Oggi abbiamo l’opportunità di scrivere un capitolo nuovo con un altro lessico, ribaltando le logiche del paradigma attuale, che non riguarda solo lo stabilimento ma tutto il territorio: quello di “città a ciclo continuo e integrale”, rifocillata di tanto in tanto solo al fine di non dover mai fermare mai la sua folle corsa, come un ciclista in affanno su una eterna salita.
Oggi rilanciamo il nostro appello al Presidente del Consiglio, ad esserci tutti, con le nostre idee e le nostre proposte, in quel Cantiere che in questi giorni il Governo sta allestendo per Taranto, e rinnoviamo la proposta di mettere a fattor comune le istanze che arrivano dagli enti, dalle associazioni, dagli ordini professionali del territorio.
Al Premier e ai Ministri a vario titolo coinvolti diciamo, in primis:
- di portare avanti la No Tax Area – già ipotizzata dal Sindaco – per tutto il territorio jonico, propedeutica ad un rilancio economico retto anche sulla diversificazione e sulla riconversione in chiave green dei processi produttivi;
- di adottare misure legislative e fiscali di carattere straordinario che pongano le condizioni, oltre che per i complessi processi di bonifica, per una riconversione socio-culturale, di infrastrutturazione e ambientalizzazione del territorio;
- di favorire una rinegoziazione delle relazioni da far intercorrere fra la fabbrica e l’indotto, qualunque sia il referente con cui domani ci troveremo ad interloquire, affinché quel modello pubblico-privato, che sembra prender corpo, includa condizioni e vincoli non derogabili di “convivenza” con la città, nonchè misure e regole, non eludibili, nel rapporto da instaurare con il sistema imprenditoriale nella sua interezza.
Fra le proposte che presenteremo come Confindustria Taranto al Governo c’è, tra le altre, proprio quella di uno specifico progetto “Indotto Taranto” finalizzato alla definizione di un modello trasparente e sostenibile di relazioni tra fabbrica e sistema produttivo dell’indotto territoriale che preveda la creazione di un sistema di qualificazione dei fornitori incentrato su concrete specializzazioni produttive, compliance e legalità.
Certo è che non consentiremo più anomalie e percorsi ambigui; non subiremo più regole capestro e condizioni riprovevoli di subalternità.
Il risarcimento che la città pretende da anni è proprio questo: non parliamo di processi di mutua assistenza ma di risorse per la costruzione di un modello virtuoso, attraverso criteri di consultazione partecipata e propositiva, così come accade in altri angoli del mondo, neanche troppo distanti dal nostro, e per questo possibili e percorribili fino in fondo.
Taranto, 10 dicembre 2019