E’ del tutto legittima la preoccupazione di chi come noi, avendo a cuore le sorti del territorio con il siderurgico tarantino e le prospettive di politica industriale del Paese, esprime riserve sulla qualità di gestione della crisi ex Ilva, pur riconoscendo al Primo Ministro Giuseppe Conte una capacità di iniziativa che, tuttavia, rischia di essere contestualmente influenzata da controspinte interne al suo stesso Esecutivo.
Nondimeno evidenziamo la sensibilità dimostrata sui temi del lavoro dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha ricevuto di recente i vertici confederali di Cisl, Cgil e Uil, prendendo atto dei timori degli operai che temono di perdere i loro posti di lavoro e di cosa significhi per l’Italia non avere più un settore così importante ed in cui è competitivo sul mercato mondiale, come la produzione di acciaio.
La situazione, al momento, appare magmatica mentre certezze sono costituite dalla capacità di mobilitazione, dell’intero movimento sindacale confederale, reputando condizioni non negoziabili la produttività dello stabilimento con un piano industriale chiaro e coerente con le potenzialità del mercato mondiale dell’acciaio, la salvaguardia occupazionale dei dipendenti diretti, dell’appalto e dell’indotto, il processo di ambientalizzazione, garantito da tempi e condizioni già previsti nell’accordo di settembre 2018.
In presenza di atti giudiziari presentati presso i Tribunali di Milano e di Taranto, che rispettiamo e di un atteggiamento di ArcelorMittal finora percepito, in varie circostanze, come più proteso alla rottura che alla mediazione, insistiamo ancora nel sostenere come necessaria un’assunzione di responsabilità da parte di tutti e a tutti i livelli.
In particolare da parte del Governo nell’immediato, per il ripristino dello scudo penale, per la ripresa della trattativa con l’Azienda da richiamare alle proprie responsabilità, per scongiurare un possibile spegnimento della fabbrica e per recuperare la continuità produttiva.
La Cisl con l’iniziativa Taranto Vision 2020, aveva individuato percorsi di sostenibilità, mettendo a confronto realtà industriali avanzate in Paesi europei nostri competitori, dove la sostenibilità sociale ed ambientale della produzione siderurgica era stata positivamente realizzata già da tempo.
Nell’iniziativa, datata 2003, si dimostrò come con un’azione sinergica ed illuminata da parte di tutti, anche il sito produttivo ionico sarebbe potuto divenire sostenibile grazie all’introduzione delle migliori tecnologie presenti sul mercato.
Oggi a quel 2020 stiamo per giungere e purtroppo c’è il rischio, da scongiurare, che il precipitare degli eventi possa portare allo spegnimento dello stabilimento.
Tutto ciò significherebbe non bonificare, né ambientalizzare più l’area del siderurgico e le altre circostanti, con una catastrofe ambientale e sociale che farebbe il paio con la mancata garanzia di reddito per migliaia di addetti e per le rispettive famiglie che vivono qui al Sud, senza considerare la perdita irrevocabile della produzione dell’acciaio e dell’industria manifatturiera italiana.
Questo è il momento, di fare rete e stare affianco con determinazione anche ai tanti delegati e lavoratori – metalmeccanici, servizi pulizie e mense, edili, trasporti, portuali, elettrici – che continuano a difendere quotidianamente e caparbiamente le loro fabbriche e le loro aziende, ovvero il loro futuro, la loro salute e quella dei loro familiari, le bonifiche all’interno e all’esterno degli stabilimenti con la relativa sicurezza nei luoghi di lavoro.
Per noi tali processi si riferiscono a persone e non a freddi numeri; e riguardano identità reali che hanno già programmato la loro vita ed il loro avvenire e sarebbero nelle condizioni di fare qualsiasi cosa per difendere il proprio posto di lavoro, per migliorarlo.
Per difendere, evidentemente, anche l’economia, con tutto lo sviluppo aggiuntivo di queste aree del Paese, oltreché la qualità della vita di questo territorio a serio rischio di marginalità sociale, culturale, economica, persino imprenditoriale, come ampiamente dimostrato, negli ultimi anni, dalle varie graduatorie prodotte da istituti specializzati.
Ultima, in ordine di tempo, quella stilata da Italia Oggi e Università La Sapienza di Roma, il cui studio si basa su nove dimensioni d’analisi (affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, istruzione formazione e capitale umano, sistema salute, tempo libero e tenore di vita).
Purtroppo per incontrare le prime province del Sud bisogna scorrere la classifica fino ad arrivare al 69° e al 70° posto, dove compaiono le lucane Potenza e Matera e per quanto riguarda la Puglia, se meglio del capoluogo regionale fa solo Lecce (81°), più in basso si trovano Brindisi (87°), Taranto (da 88 (2017) a 89°), la Bat (97°) e Foggia (102°).
Anche per queste ulteriori ragioni l’ex Ilva è, ancor oggi, un patrimonio industriale del Paese, che dovrà essere cura di tutti ambientalizzare e preservare.
Antonio Castellucci