Il rettore di Bari ha umiliato Taranto. Apponendo la sua firma alla scarna comunicazione con cui viene cancellata la sede ionica del corso di laurea in Medicina, egli ha sancito la mortificazione di un intero territorio. Una scelta ingiustificata e ingiustificabile perché enormi sono stati gli sforzi che le istituzioni locali ioniche avevano compiuto per ottenere questo risultato, forti anche del sostegno di altri enti che non hanno voluto far mancare il proprio apporto.
Peraltro, stando al merito della decisione, non va sottaciuto che sono milioni gli studenti, in tutto il mondo, che si spostano da un paese all’altro per studiare. Dunque, chi vuole laurearsi mette in conto trasferimenti e sacrifici. Da che mondo è mondo, funziona così. Del resto Taranto si era anche attrezzata al meglio per limitare al massimo gli eventuali disagi a cui sarebbero andati incontro gli studenti. E comunque, noi tarantini per decenni abbiamo alimentato il sistema economico barese studiando appunto nel capoluogo pugliese, prendendo in affitto una stanza, vivendo insomma nella città dove aveva e ha sede l’università.
Taranto, deve essere chiaro a tutti, rivendica ormai il diritto di fare altrettanto perché non siamo, e non ci sentiamo, l’ultima ruota del carro della Puglia. Semmai così siamo stati trattati ma questa è una storia che va definitivamente archiviata e forse proprio questa nostra determinazione comincia a dar fastidio. Noi vogliamo essere i padroni del nostro destino e proprio per questo motivo questa brutta vicenda non si esaurirà nel breve volgere di qualche giorno, con la rabbia che prende la forma delle parole che finiscono nei nostri comunicati stampa.
No, signor Rettore, la nostra protesta, sia pur certo, è appena iniziata. Da persone che ricoprono responsabilmente incarichi istituzionali sapremo trovare le modalità giuste per difendere i diritti e gli interessi delle famiglie e degli studenti tarantini. Tutti, proprio tutti, devono unirsi a noi in questa battaglia di civiltà. Non esistono barriere o steccati ideologici: parlamentari, consiglieri regionali, europarlamentari, consiglieri provinciali e consiglieri comunali di ogni città della Terra Ionica devono stare dalla stessa parte: quella della ragione contro il sopruso, quella del diritto contro l’arbitrio. Arbitrio, certo; perché la scelta compiuta, seppure si confermasse formalmente legittima, è stata assunta sopra la testa di tutti noi, senza confronto, senza nessun tipo di coinvolgimento, mortificando così una prassi che si nutre di rispetto istituzionale e di sostanziale attenzione e ascolto delle ragioni di una comunità.
Al presidente Emiliano chiediamo di battere un colpo e di prendere posizione.
L’umiliazione che abbiamo subìto non può essere tollerata. E non lo sarà.
Taranto,23 ottobre 2019 i consiglieri comunali
Piero Bitetti
Mimmo Cotugno
Vittorio Mele
Emidio Albani