Il Procuratore Capo di Taranto, Capristo, scrive al Presidente della Commissione Industria e Lavoro del Senato della Repubblica in merito alle nuove disposizioni che riguardano la cosiddetta “immunità penale” per i gestori dello stabilimento ex Ilva.
Tra le varie considerazioni fatte dal Procuratore, balza agli occhi la sua contrarietà sui tempi, ritenuti troppo lunghi, di questa norma.
Nei fatti, l’immunità sarebbe scaduta il 6 settembre scorso ma è stata prolungata fino alla scadenza del Piano Ambientale, ossia ad agosto 2023.
Un lasso di tempo eccessivamente lungo considerato che in questi anni, il proseguio dell’attività industriale metterà a serio rischio l’incolumità di lavoratori e cittadini.
Posto che dal momento del sequestro degli impianti, avvenuto a luglio 2012 al termine dell’immunità ad agosto 2023 saranno passati 11 anni, il Procuratore Capo ritiene che il tempo concesso sia spropositato.
Oltre ad essere in aperto contrasto con la tutela della salute – prosegue Capristo – detta norma sarebbe in conflitto con l’articolo 3 della nostra Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, proprio su questo si esprimerà a breve la Corte Costituzionale.
Chiude così la missiva della Procura:
“In conclusione seppure risultano apprezzabili ed efficaci gli sforzi tesi a delimitare meglio l’ ambito di operatività dell’esonero da responsabilità penale amministrativa per i gestori dello stabilimento e loro delegati, desta perplessità l’eliminazione di un termine breve per l’operatività della scriminante a favore di multipli termini, piuttosto, e con un termine finale del 23.08.2023 ritenuto assolutamente eccessivo.”
A quanto pare tocca ancora una volta alla Magistratura ricordare alla politica che, qui a Taranto, la produzione di acciaio ha un costo in termini di malattia e morte che non può essere né dimenticato né sottaciuto.
Come i precedenti governi, anche questo si preoccupa di tutelare chi inquina e non i cittadini della Repubblica Italiana costretti a respirare veleno.
Lo ribadisco con forza, l’unico futuro possibile per quella fabbrica è la chiusura, per tutelare la salute di lavoratori e cittadini.
Consigliere comunale Massimo Battista.