«A chiunque si opponga al progetto del compostaggio in contrada “La Palata”, così come lo vorrebbe il sindaco neo leghista Francesco Lupoli, a chiunque porti avanti questa battaglia, senza fini secondari, dico solo di essere pronto a scrivere gratuitamente il ricorso al Tar che si renderà necessario per fermare questa beffa».
Angelo D’Abramo, ex sindaco e consigliere d’opposizione a Leporano, con un annuncio netto ha sgombrato il campo dalle incertezze sulla sua posizione nei confronti dell’impianto che potrebbe sorgere a pochi chilometri dalle due cittadine. Dopo l’approvazione del documento con il quale il consiglio leporanese, all’unanimità, ha espresso il suo categorico “no” al progetto, l’avvocato è voluto andare oltre anche per respingere gli attacchi subiti dalla maggioranza, «più preoccupata a denigrare il sottoscritto – ha aggiunto – che a lavorare per rafforzare la barriera contro questo progetto».
Che non è stato sempre lo stesso. Negli anni ha cambiato pelle, anche pesantemente, passando da un progetto a servizio delle comunità locali, misurato per garantire risparmi nella gestione del ciclo ristretto dei rifiuti, a un impianto monstre, destinato a lavorare tonnellate su tonnellate di rifiuti di ogni provenienza. «Non ho difficoltà ad ammettere – ha spiegato D’Abramo – che quando il sindaco Giuseppe Ecclesia mi scrisse nel 2016 mostrai la mia disponibilità: i presupposti erano vantaggiosi per i cittadini, si parlava di risparmi sulla Tari, e comunque quella nota di risposta fu un atto attribuibile solo a me, non certamente un provvedimento vincolante per l’intera amministrazione. Non lo dico io, lo dice la seconda sezione del Tar del Veneto con la sentenza 17/11, pubblicata il 24 febbraio 2011: la nota del sindaco non è qualificabile come provvedimento amministrativo. Per intenderci, Ecclesia con o senza il mio parere sarebbe andato avanti. Come ha fatto, insieme al suo successore, quando il progetto ha mutato geneticamente».
D’Abramo, quindi, non ha mai impegnato il Comune di Leporano per la realizzazione dell’impianto di compostaggio. «Sia chiaro – ha aggiunto – che non rinnego quanto scritto. Chi come me mastica diritto, però, sa che la mutazione delle circostanze contrattuali rende nullo il contratto: è quel che è accaduto e, oggi, con la stessa determinazione di allora, dico che l’impianto “sognato” dal sindaco Lupoli non dovrà vedere la luce». Obiettivo che potrà contare sull’esperienza professionale di D’Abramo, già pronto a imbastire il ricorso e a spendersi personalmente per fermare le procedure avviate dal Comune di Pulsano.
Dal Comune di Leporano, invece, D’Abramo si aspetta coerenza. «La smettessero di usare questa storia per colpirmi – ha dichiarato –, le elezioni sono finite, hanno vinto loro e a loro tocca dare risposte. Spettacoli come quello dell’ultima seduta di consiglio comunale dovrebbero essere risparmiati ai cittadini, che da chi governa pretendono concretezza, sobrietà e determinazione, soprattutto quando bisogna difendere il territorio che non è merce elettorale. Se al sindaco Vincenzo Damiano interessa più ricordare ai leporanesi quel che ho fatto io 3 anni fa, comunque nel loro interesse, e non quel che intende fare lui nei prossimi, si dedichi alla storiografia e non all’amministrazione della cosa pubblica. È un consiglio che sento di dare a lui e a chiunque gli dia indicazioni su come condurre questa partita, perché magari qualcuno dimentica che l’attuale maggioranza non è altro che una minestra riscaldata».
I modi, infatti, sono i medesimi utilizzati da alcuni “illustri” predecessori: «Damiano gioca di tattica, evita posizioni nette fin quando è possibile e poi usa armi di distrazione di massa per spostare l’attenzione su di me – spiega l’ex sindaco –, evitando di spiegare perché, se la sua è sempre stata una ferma convinzione, non abbia mai detto nulla sull’impianto durante la campagna elettorale e abbia atteso quattro mesi prima di convocare un consiglio monotematico».
Per D’Abramo, però, alla fine poco importa. Il tema centrale è fermare il compostaggio. «Concentriamoci su quel risultato – il suo appello –, per denigrare l’avversario avremo tempo. Anche se, e concludo, la buona politica non è mai frutto di distruzione reciproca».