La lettera inviata dalla società privata CARIM srl alle famiglie degli stabili di via Pio XII e via Napoli a Taranto e di quattro palazzine di San Giorgio Jonico è chiara: “Questa società…dopo aver esaminato la documentazione pervenuta dal Comune di Taranto, relativa al citato immobile, non ha rinvenuto alcun atto che ne giustifichi e legittimi la detenzione dello stesso. Pertanto, la invitiamo alla riconsegna del citato appartamento libero e sgombero da persone o cose, con avvertimento che decorsi i 30 giorni dal ricevimento, in mancanza di vostra assicurazione in tal senso, si procederà al recupero giudiziario del bene”.
In una parola “sfratto”. Si tratta delle 200 famiglie che in quelle palazzine ci vivono ormai da anni, titolari, nella stragrande maggioranza dei casi, di decreti di assegnazione che ne giustificano la permanenza.
Ed è proprio su questo corto circuito che si focalizza l’attenzione della CGIL e del SUNIA.
Apprezziamo l’immediato intervento dell’Assessore al ramo del Comune di Taranto, Francesca Viggiano – dice Paolo Peluso, segretario della CGIL di Taranto, ma abbiamo ancora qualche dubbio proprio sulla documentazione che l’ente civico avrebbe fornito alla società immobiliare titolare della convenzione di cartolarizzazione”.
A noi del SUNIA l’assenza degli atti non risulta assolutamente – dice Luigi Lamusta, segretario del SUNIA di Taranto – perché invece nei carteggi di queste famiglie ci sono i decreti di assegnazione, ma anche le ricevute dei canoni di locazione per edilizia residenziale pubblica regolarmente pagati.
La CGIL e il SUNIA chiedono di vederci chiaro.
Le dichiarazioni della Ca.rim dicono che in base alle informazioni assunte dal Comune quelle famiglie non avrebbero diritto ad essere in quelle abitazioni – affermano i referenti della CGIL nella conferenza stampa di questa mattina – ma a questo punto, in base alle informazioni invece assunte presso le famiglie le cose sarebbero messe in maniera diversa. E’ necessaria una verifica.
Se quelle famiglie hanno continuato a versare i canoni di locazione, è chiaro che lo abbiano fatto in virtù di un accordo, un contratto – sottolinea Lamusta – molti di loro hanno 70 anni e di fronte all’eventualità di perdere la casa sono spaesati e impauriti. Qui non si tratta più di uno sfratto ma di un sgombero vero e proprio.
Anche il regolamento che disciplina la cartolarizzazione del patrimonio immobiliare pubblico deliberato dal Comune di Taranto a settembre del 2005 – afferma Alexia Serio, legale del SUNIA – all’art. 10 pone delle garanzie a favore degli assegnatari degli alloggi ERP, perché di alloggi di edilizia residenziale pubblica si tratta, lo dicono i contratti e i decreti di assegnazione rivenienti da una emergenza abitativa ormai ultra ventennale.
Dobbiamo sciogliere ogni dubbio – chiarisce, infine, Peluso – ed è per questa ragione che chiederemo al Prefetto di convocare tutte le parti in causa, dal Comune alla CARIM, passando per la rappresentanza degli assegnatari del SUNIA, affinché si faccia chiarezza sui documenti e i titoli in possesso. Serve una verifica congiunta per scongiurare il rischio di una emergenza sociale che scarichi sui cittadini le scelte, a suo tempo compiute dall’allora giunta Di Bello, in merito alla gestione del patrimonio immobiliare pubblico.
Nel frattempo per mercoledì 2 ottobre a partire dalle 9.30 sotto la sede della CARIM (ex Soget) in via Solito è previsto un sit-in degli assegnatari assistiti dal SUNIA.
Con preghiera di cortese diffusione,
Taranto, 30 settembre 2019