La storia di Tiziana Conte è diventata virale attraverso un suo post pubblicato su Facebook e condiviso da oltre 120 mila utenti, in cui mostra il seno nudo con una rientranza, una fossettina. Quella fossettina è un carcinoma loburale infiltrante. Cancro che era già lì quando il 9 gennaio di questo anno l’esame mammografico aveva dato esito negativo.
Il tumore alla mammella è una delle neoplasie più diffuse tra le donne – le statistiche dicono che ad ammalarsi è una donna su 40, nella fascia di età fino ai 49 anni, una su 20, tra 50 e 69 anni e una donna su 25, tra 70 e 84 anni (Fonte AIOM); si stima che nel 2019 verranno diagnosticati in Italia circa 53.000 nuovi casi di carcinomi della mammella femminile.
Il Ministero della Salute predispone uno screening per la diagnosi precoce, in particolare alle donne nella fascia d’età compresa tra i 50 ai 69 anni, che prevede una mammografia ogni 2 anni. Nelle donne che hanno un seno ricco di tessuto fibroso e ghiandolare – si parla di seno “denso” – potrebbe però non essere sufficiente per la diagnosi precoce del cancro, perché la particolare struttura della mammella rende più difficile individuare eventuali masse tumorali. Uno screening aggiuntivo con tomosintesi (mammografia in 3D) o di ecografia permette di individuare, in questi casi, più tumori rispetto alla sola mammografia.
La mammografia, esame diagnostico impiegato in Italia dalla sanità pubblica fin dagli anni ‘60, può non essere sufficiente a valutare e rilevare eventuali masse tumorali. È emblematica infatti l’esperienza di Tiziana, risposata da un anno e mamma di due figli – un ragazzo di 24 anni ed una ragazza di 27 anni – che nel gennaio 2019, a compimento dei 50 anni, ha ricevuto l’invito dalla Asl di Taranto a presentarsi al Padiglione Vinci per effettuare l’esame. La procedura prevede che le donne che effettuano lo screening vengano contattate in caso di esito positivo del test, mentre, in caso di risultato negativo, ricevono comunicazione scritta dopo alcune settimane dall’esame: «Si entra in una stanza in cui ci sono diverse postazioni. Se c’è un problema ti richiamano, altrimenti no. Non essendo stata richiamata, per me la mammografia era andata bene».
C’erano casi di cancro al seno nella tua famiglia? «Mia mamma è morta circa due anni e mezzo fa, nel giro di un mese. Lei ha fatto la mammografia fino a 70 anni. Nessuno di noi immaginava una cosa del genere. In quella occasione sentii parlare per la prima volta di tumori fantasma (con sede primaria sconosciuta. N.d.R.). Dopo diverse tac, risonanze e altri esami, hanno presupposto che il suo tumore al cervello fosse partito dal seno. Noi siamo tre figlie e lei diceva continuamente di controllarci e fare ecografia e mammografia. Era molto attenta. Così, quando mia mamma è morta, ho fatto molte ricerche e la prima cosa che mi è apparsa è stato il post di una donna inglese che mostrava il suo seno con una fossettina».
Quando ti sei accorta che qualcosa non andava? «A fine luglio. Andavo in bagno, mi guardavo allo specchio e vedevo che c’era qualcosa di strano nel seno sinistro. A me sembrava un’ombra, ma non riuscivo a capire cosa fosse. Così, una mattina, mi sono attrezzata e ho portato gli occhiali con me, ho alzato il braccio e ho visto questo avvallamento, questa fossetta sul mio seno. E immediatamente mi è tornata alla mente quella foto vista due anni e mezzo fa. Sono andata a ricercarla e ho pensato “Anche io ho questa cosa”. Ho avuto un brivido, perché ho immediatamente capito. Non ho avuto più nessun dubbio».
Lo specchio dà a Tiziana un riscontro immediato e spaventoso: la sua fossetta e quella vista in foto anni prima, sono identiche. Così riesce a prenotare, con non poche difficoltà, una ecografia nell’unico centro disponibile in città – per via delle ferie estive: «Era il 9 agosto quando ho fatto mammografia ed ecografia. E immediatamente l’ecografista mi ha dato l’esito “E’ un cancro alla mammella sinistra, grosso, maligno e brutto” sono state le sue esatte parole. Mi ha dato il numero di uno specialista di Bologna, ho telefonato appena uscita dal centro, mi ha risposto il professore e mi ha dato appuntamento nel suo studio per il giorno dopo».
In un giorno la sua vita cambia radicalmente. Tiziana mette poche cose in auto e parte per Bologna, in visita dallo specialista che l’ha attualmente in cura: «Per questa malattia ho dovuto lasciare improvvisamente casa, marito, lavoro. Tutto. Sono partita da un giorno all’altro come fossi una ricercata. La prima volta che ho parlato con il chirurgo, mi ha detto quali sarebbero state le strade da seguire, a seconda del tipo di carcinoma».
E’ stato fondamentale che non ti sia fermata all’esito negativo della mammografia. Hai avuto il coraggio e l’intuizione di capire che qualcosa non andava. «Guarda, c’è stata proprio una lotta all’interno della mia famiglia quando dicevo di voler fare l’esame. Sembravo pazza, un’invasata. Tutti mi dicevano “Non è possibile, la mammografia è negativa”. Non doveva essere possibile, in effetti. E così anche i medici mi hanno confermato che a gennaio era già lì. Me l’hanno confermato due radiologi, un chirurgo ed un oncologo, che era impossibile non vederlo proprio per le sue dimensioni».
A due giorni dalla diagnosi di tumore alla mammella (era l’11 agosto), Tiziana pubblica un post su Facebook «Non immaginavo che avrei suscitato tanto clamore. Volevo passare il testimone perché io stessa, grazie ad una testimonianza di questo tipo me ne sono accorta. Mi ricordo che mia figlia era al lavoro e mi ha mandato un messaggio scrivendomi “Ma che cosa hai fatto?”. Voglio che altre donne capiscano come può presentarsi il tumore alla mammella. Da quando ho pubblicato questa foto, almeno 7 donne si sono accorte di avere lo stesso problema. Non sono un medico, lo dico a tutte le donne che mi scrivono e mi inviano la foto del seno. Serve un occhio espertissimo per capire che quelle ombre sono dei tumori. Per questo va fatta sempre una mammografia accompagnata da un’ecografia e una palpazione. La mammografia, da sola, non serve a niente. Quello che volevo testimoniare è che proprio il tipo di prevenzione che ci fanno fare è sbagliato. Noi pensiamo che sia l’esame più completo, ma non è assolutamente così, perché può non rilevare o rilevare delle ombre».
I tuoi figli e tuo marito come hanno reagito alla diagnosi? «La malattia colpisce una famiglia intera. Mio marito era con me all’esame e mi aspettava fuori. Più volte gli ho chiesto che faccia avessi quel giorno. Lui mi ha detto che sembravo non avere più una faccia, che non c’era bisogno che dicessi niente. E’ stato un colpo. Però devi essere forte e non perdere il sorriso per non far star male i figli, soprattutto. Quando è arrivato il messaggio di una donna in cui diceva che grazie al mio post si era accorta di avere una fossetta e che facendo l’ecografia aveva scoperto di avere il cancro, ricordo che per la prima volta ho pianto. Un pianto liberatorio. Però anche i miei figli sono stati tosti, hanno dimostrato di avere le palle. Siamo una famiglia di super positivi a prescindere».
Da donna, quanto incide psicologicamente la diagnosi di cancro al seno? «Molto. Io ho 50 anni, magari quando vedi un po’ di pancetta già non ti spogli e non ti guardi più come facevi da ragazza. E non hai più voglia di spogliarti davanti al tuo uomo. Figurati dopo una cosa così.
E’ una mutilazione. Dopo la prima biopsia è stato rilevato il tipo di tumore e hanno detto che andava rimosso perché non trattabile con la chemio. Mi hanno dato due strade da seguire, gettandomi una patata bollente tra le mani: mastectomia o quadrantectomia».
Nel primo caso viene asportata completamente la mammella con la comparsa della menopausa e seguendo una terapia ormonale che addormenta le cellule tumorali. Cellule che però possono risvegliarsi in qualunque momento; la quadrantectomia è una tecnica conservativa, in cui viene eliminata la porzione di tessuto interessata dal tumore, che viene poi inviata in laboratorio per l’esame istologico. In base all’esito dell’esame, i medici stabiliscono se procedere con trattamenti radioterapici, o ricorrere in ultimo alla mastectomia. Tiziana ha scelto la seconda strada: «Il mio è un cancro con il maggior rischio di recidive. Essendo un tumore che può ripresentarsi con facilità, diciamo che mi sono tenuta un’opportunità per il futuro, perché la mastectomia non elimina il tumore. Se dovesse tornare, possono intervenire con mastectomia».
Il 18 settembre Tiziana è stata operata in una struttura ospedaliera che fa parte del Sant’Orsola, a Bologna. In queste settimane aspetta di conoscere gli esiti degli esami, per capire quale sarà per lei il secondo step della cura.
Ho visto che hai pubblicato una foto dopo l’intervento dove hai un seno incerottato e indossi un guantone da pugile: «La foto l’ha scattata mia figlia, che mi ha prestato i suoi guanti da kick boxing. Mi hanno contattato tantissime persone, non credevo davvero che ci fosse un mondo intorno a questa malattia. Tantissima gente mi è stata vicino, con molte donne ho stretto amicizia e spero di poterle incontrare in futuro».
L’ironia e la leggerezza di Tiziana nel raccontare i suoi piccoli rituali di felicità, come la videochiamata con i suoi amati gatti rimasti a casa con suo marito, l’acquisto del “talismano del guerriero” che porta sempre al collo e la sua pratica di “Ho’oponopono” (un antico mantra hawaiano di armonizzazione interiore), consigliatole da una amica e recitato per scacciare la paura durante una risonanza magnetica, fanno capire quanto sia essenziale restare saldi alle piccole cose del quotidiano – gli affetti, le abitudini, i propri riti scaramantici – nell’affrontare la malattia.
Perché è importante sapere che la luce e la speranza si possono trovare anche in un momento così delicato. E mentre parliamo mi accorgo che è lei stessa luce e speranza e come me, se ne sono accorte centinaia di migliaia di persone che su Facebook hanno letto le sue parole e a cui lei è stata di ispirazione e aiuto.
Tiziana è nel mezzo della sua battaglia contro il cancro e, prima di salutarci – con la promessa di incontrarci a Taranto quando farà rientro – le chiedo cosa sente di dire alle donne che hanno anche solo un dubbio, un sospetto, una sensazione che qualcosa nel proprio corpo non vada: «Noi smettiamo di guardarci perché il nostro corpo invecchia e allora non lo facciamo più attentamente, non ci soffermiamo più tanto allo specchio, perché un pochino ci dà fastidio. Invece no, dobbiamo sempre guardarci e farlo con attenzione. Perché come conosciamo bene noi il nostro corpo, in ogni suo minimo cambiamento, non potrà mai nessun marito, nessun figlio. La prima diagnosi dobbiamo farla noi stesse».