Incipit di rango per il nuovo anno sociale del Rotary Club Massafra partito con un momento di profonda riflessione. Ieri, 26 settembre, il palazzo della cultura “Nicola Lazzaro” ha accolto la conferenza intitolata “Il coraggio di entrare nella storia”.
L’interessante momento di approfondimento è stato pensato per omaggiare e tenere viva la memoria di due uomini che hanno combattuto contro la mafia: il capitano Emanuele Basile e Giovanbattista Tedesco. Esplicativo, a tal proposito, il sottotitolo della conferenza “Emanuele Basile e Giovanbattista Tedesco esempi vibranti di etica e legalità”.
Il apertura di serata la presidente del Club, professoressa Rosanna Rossi, ha presentato le figure di Basile e Tedesco sottolineando che eroi come coloro, capaci di lottare contro la mafia a costo della vita, rappresentano esempi da seguire per le nuove generazioni. Coraggio e legalità sono state le parole chiave dell’intervento della presidente Rossi: «È necessario un investimento personale di coraggio per un mondo migliore, fondato su sentimenti di legalità e su un’armonica consapevolezza di diritto e di dovere. Bisogna coltivare – ha concluso la presidente – il coraggio di ribellarsi.»
L’ingegnere Vittorio Bilardi, introducendo il tema della conferenza, si è soffermato sul concetto di legalità: «La legalità non è un valore in quanto tale, è l’anello che salda la responsabilità individuale alla giustizia sociale, l’io ed il noi.» Da Bilardi è stata sottolineata anche l’importanza dell’educazione alla legalità nella formazione dei giovani. È proprio con il loro esempio, la loro testimonianza viva, che Basile e Tedesco non hanno sacrificato la loro vita invano lasciando il loro testamento morale fatto di gesti e non di parole vane.
Ad impreziosire la platea la presenza di una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Carabinieri sezione “Salvo d’acquisto” di Massafra presieduta dal maresciallo maggiore Donato Cito. Preziosa la breve quanto commossa testimonianza del luogotenente Vincenzo Zanfino che ha collaborato alle indagini sull’omicidio di Basile.
Sentito l’intervento della presidente del Tribunale per i Minorenni di Taranto, dottoressa Bombina Santella, che all’epoca degli assassini di Basile e Tedesco era un giovane magistrato che si occupava di processi penali. Quella della dottoressa Santella è stata una generosa condivisione del suo vissuto professionale: « Gli anni ‘80 a Taranto sono stati anni di grande tensione a causa della criminalità organizzata con i suoi crimini efferati.» Dalla dottoressa Santella anche un cenno alla legge: «In materia di criminalità organizzata e stampo mafioso, la legge italiana è all’avanguardia rispetto all’Europa. Il legislatore ha predisposto le norme che prevedono la repressione con l’inasprimento delle pene e la prevenzione con la pesante aggressione patrimoniale.» Non è mancato infine un passaggio sulla crisi educativa che vivono i giovani che hanno difficoltà ad accettare le regole e compiono efferati atti di bullismo e ciberbullismo.
Momento culminante della serata è stato l’intervento degli ospiti d’onore intervenuti a portare la loro emozionante testimonianza.
Primo a prendere la parola il professor Vincenzo Basile, fratello del capitano Emanuele Basile. Dal suo intervento è emerso il racconto delle indagini scomode che hanno portato all’omicidio del capitano. Dalle parole del professor Basile, vibrante è arrivato il suo impegno nel raccontare la storia di suo fratello perché l’uditorio possa raccogliere il testimone dei valori che lo animavano mantenendo così viva la sua memoria. Ricordiamo che il capitano Basile è stato insignito dal capo dello stato della medaglia d’oro al valor civile.
Altrettanto toccante è stata la testimonianza del giovane avvocato Alessandro Tedesco, figlio di Giovanbattista Tedesco. L’avvocato ha raccontato l’assassinio del padre di cui ricorre il trentennale con gli occhi del bambino che lo ha vissuto sulla sua pelle. Interessante il suo impegno nell’ambito dell’associazione Libera: «Il mio impegno in Liibera mi ha fatto conoscere tanti familiari di vittime delle mafie facendomi sentire meno solo. I nostri cari ci hanno lasciato il testimone ancora acceso ed abbiamo il dovere di continuare la loro testimonianza di legalità. Dobbiamo iniziare – ha concluso Tedesco – a conoscere le storie delle vittime della criminalità perché hanno creduto nella legalità, sono legalità viva.»
Insomma tante voci, tanti interventi trasudanti emozione, hanno certamente arricchito il folto pubblico intervenuto con il racconto vivo di un pezzo di storia recente.