Domani, 2 settembre, alle ore 19, nella chiesa dello Spirito Santo, verrà celebrata una messa in ricordo di Alessandro Rebuzzi, morto a soli 16 anni a causa di una fibrosi cistica, il 2 settembre 2012: “Organizzata e sostenuta economicamente da Loredana e Aurelio Rebuzzi, la commemorazione – si legge nella nota dell’associazione Genitori Tarantini – per ricordare la figura del figlio, simbolo di chi lotta fino alla fine, a testa alta, con coraggio e amore. Alessandro aveva trascinato i suoi compagni a manifestare sotto il tribunale solidarizzando con la Magistratura di Taranto che metteva sotto accusa l’’ILVA. Era il 2012. Alessandro non ce l’ha fatta a vedere il suo futuro.”
Già, perché Alessandro non era un bambino, la malattia polmonare che gli avevano diagnosticato lo aveva fatto diventare, d’un tratto, un piccolo uomo. Partecipava alle manifestazione contro il “mostro”, l’industria che gli stava rubando la possibilità di crescere come tutti gli altri adolescenti fanno, con la mente occupata di pensieri consoni alla giovane età: la scuola, gli amici, le prime cotte, il pallone.
Alessandro invece era lì, nel maggio 2012, a trascinare gli amici quindicenni come lui, a quelle manifestazioni, per sostenere il lavoro dei magistrati. Ad arrampicarsi sulla ringhiera della Procura di Taranto e gridando a squarciagola: “Noi vogliamo aria pulita”.
Alessandro era lì, appunto, a condurre una battaglia nella battaglia: quella per la sua vita e quella per la vita della sua città. Era lì a manifestare il suo coraggio, la sua tenacia, il suo amore per la vita. Aveva ancora speranza nel suo futuro ed in quello di Taranto, ed è per questo che, con i suoi genitori Loredana e Aurelio, aveva deciso di non andare via dalla sua città, anche contro il parere dei medici che, a causa della patologia da cui era affetto, gli avevano consigliato di andar via.
La fibrosi cistica, di cui Alessandro era affetto, è una malattia genetica che colpisce principalmente l’apparato respiratorio e digerente. L’inquinamento ambientale e l’esposizione alle polveri sono una variabile determinante nell’aggravarsi della malattia, fino al soffocamento.
Il 2012, sembra segnare una svolta epocale nella lotta all’inquinamento: è con l’ordinanza del 25 luglio 2012, che il Gip Patrizia Todisco, dispone il sequestro di 6 impianti dello stabilimento Ilva. In quella ordinanza, lo ricordiamo, si spiegava che: “La gestione del siderurgico è sempre stata caratterizzata da una totale noncuranza dei gravissimi danni che il suo ciclo di lavorazione e produzione provoca all’ambiente e alla salute delle persone” – e che – “l’imponente dispersione di sostanze nocive nell’ambiente urbanizzato e non, ha cagionato e continua a cagionare non solo un grave pericolo per la salute, ma addirittura un gravissimo danno per le stesse, danno che si è concretizzato in eventi di malattia e di morte”.
“Chi butta la vita non è degno di essere ricordato”, aveva scritto Alessandro all’età di 12 anni, come ricordato dal papà Aurelio nel corso di una intervista rilasciata per “ Il Fatto Quotidiano”, nel 2013. E lui l’aveva imparata amaramente questa lezione, diventando adulto prima del tempo, senza mai poterlo diventare davvero. Perché per lui, quel futuro per cui lottava, non è mai arrivato.
Dopo la funzione religiosa, seguirà la lettura di alcuni componimenti poetici ed uno spettacolo teatrale ispirato dal romanzo “Il piccolo principe” a cura della Compagnia “Le Quinte”.