« Questo è il paese dove chiudiamo gli occhi e cambiamo le parole pensando di cambiare la realtà». Io questa frase non potrò mai dimenticarla, cari lettori. A pronunciarla, in una intervista che realizzai per PugliaPress, fu il dottor Mariano Bizzarri, Professore dell’Università La Sapienza di Roma – Dipartimento medicina sperimentale, centro di ricerca per i tumori e sistemi complessi, noto alle cronache per aver permesso alla Magistratura, grazie ad una sua perizia condotta assieme al dottor Francesco Immaturo, la chiusura della nota fabbrica Goodyear con conseguente condanna per i responsabili.
Il professor Bizzarri lo intervistai nell’aprile del 2017, proprio per PugliaPress, il Settimanale cartaceo che in tanti stanno criticando in queste ore, per una copertina provocatoria e maledettamente vera. Una copertina che, accennando ai giochi del mediterraneo 2026, invita a non perdere di vista il vero male della città di Taranto: i tumori legati all’inquinamento ambientale. Quanto fa male la verità, eh? Quanto costa, nel vero senso del termine, questa indignazione per una copertina che racconta le cose come stanno? 5000 euro? 10.000? O 20.000? Abbiate il coraggio di dire quanto costa, oh voi indignati, che tanto oramai la parte l’avete fatta e l’avete pure incassata!
Fa male anche a noi questa verità, cari lettori. E ci fa male nell’aver appreso la notizia dell’ennesima bara bianca a Taranto. Un quindicenne strappato alla vita dal male che attanaglia Taranto e tante altre città di Italia, per carità. Ma a Taranto si muore di più! Si muore di più dal 1971. E lo dice il dossier del dottor Mariano Bizzarri, uno studio sul quale è stato fatto calare il silenzio e a raccontarcelo fu proprio Bizzarri nel 2017.
Il professor Bizzarri nel 1994 venne a Taranto per prendere parte come relatore in un convegno sul tema tumori. Vi tornò in seguito e portò i dati della sua ricerca che fu poi consegnata all’allora Procuratore Capo, alla CGIL e al dirigente della ASL/4. Il dossier fu protoccolato alla Camera del lavoro-Cgil con numero 0651 il 14 aprile 1995.
La ricerca metteva in evidenza che c’era un aumento statisticamente significativo di tumori, due tre volte in più rispetto alla media attesa nell’arco di tempo che va dal 1971 al 1992. Quel dossier fu secretato in un cassetto e lì morì.
La comunicazione in sanità pubblica, a Taranto, è iniziata nel 1995, con i primi registri e con i primi dati.
Anni durante i quali la città era assopita nella falsa idea che l’acciaio costituisse presente e futuro. E’ stato faticoso parlarne in quegli anni in cui era difficile parlare di industria, in quanto costituiva fonte di ricchezza. Poi Taranto si è svegliata, ma si è svegliata in un periodo di crisi, che ha reso difficile in un certo senso ‘costringere’ l’azienda ad investire in termini di ecologia. Effettivamente, quello che è cambiato da un po’ di anni a questa parte a Taranto, è stata la presa di coscienza, la consapevolezza che i fumi dell’Ilva costituiscono un rischio per la salute dei cittadini. Taranto era inquinata anche vent’anni fa, ma poi si è arrivati ad un punto in cui non si poteva più tacere. Ma basta poco per “riassopire”. Giusto un po’ di fumo negli occhi da parte di chi spaccia la cosiddetta “pezza a colore” per un’opportunità per Taranto: i giochi del Mediterraneo.
Questo, in sostanza, ha voluto trasmettere Antonio Rubino, direttore di PugliaPress, il mio direttore, perché di quella redazione faccio ancora e farò sempre parte. Ha detto la verità. Una verità gratuita, come il settimanale PugliaPress e come dovrebbe essere quella che noi giornalisti siamo chiamati a scrivere.
E così difficile guardare in faccia la realtà? E’ così difficile prendere coscienza del fatto che ci stanno nuovamente prendendo in giro, questa volta, addirittura fino al 2026? Basta semplicemente ricordare, tra gli altri, chi era presente a Patrasso per l’occasione: il Sindaco Melucci, i parlamentari tarantini del Movimento Cinque Stelle, il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano.
Preparativi per la campagna elettorale in corso. Pd e Movimento Cinque Stelle. L’Ilva non sono riusciti a chiuderla come avevano promesso per colpa di Salvini. Ora che Salvini non c’è più, in attesa della nuova giustificazione o del “Decreto Salva Ilva Zero” che annulla i precedenti, godiamoci l’attesa dei giochi del Mediterraneo 2026, sperando di arrivarci.
Perdonate la cruda conclusione. Ma la verità non ha un IBAN sul quale fare l’accredito. E’ spietata e gratuita. Almeno per noi.