Al direttore generale dell’Asl Taranto, dr Stefano Rossi, ho posto due questioni.
La prima è relativa alle prestazioni sanitarie svolte direttamente dal servizio pubblico che mediamente si risolvono in 100/200 giorni di attesa, nonostante le prestazioni col codice D prevedano solo 30 giorni di attesa; periodo che miracolosamente si risolvono tra i 10 e i 20 giorni, quando la Asl acquista le stesse prestazioni dai privati accreditati. Al servizio pubblico diretto mancano i macchinari, quelli esistenti sono pochi e vetusti, nonostante i 70milioni di euro disponibili da 22 mesi (protocollo Regione/Governo Gentiloni).
La seconda questione riguarda le visite mediche che il servizio pubblico (ospedali, poliambulatori, ecc) mediamente risolvono fra i 10 e i 40 giorni, ma che se effettuate a pagamento in intramoenia (medici ospedalieri) hanno un’attesa da 1 a 10 giorni.
Queste liste d’attesa, relative al periodo maggio/giugno 2019, sono pubbliche e visionabili sul sito web dell’Asl di Taranto…ed io le ho lette e studiate con attenzione, prima di segnalare l’inadeguatezza della gestione da parte dell’Asl di Taranto e l’inaccettabilità del quadro.
Nella sua lunghissima risposta pubblica al mio comunicato stampa, il dg Rossi che non smentisce mai le sue doti distrattive, evade ai due quesiti posti e si dilunga su codici come “U” e “P”, di cui il legislatore regionale (con la Legge Regionale 13/2019, comma 2 dell’art.1), non richiede la pubblicazione. Infatti, l’obbligo di pubblicazione delle liste d’attesa riguarda le prestazioni e le visite mediche riportanti in richiesta il codice “B” (10 giorni di attesa) e il codice “D” (30 giorni di attesa).
Il dg Rossi non rendiconta neanche il costo dell’acquisto delle prestazioni nei confronti dei privati accreditati, che tra l’altro fanno registrare tempi di attesa rapidissimi. Nessuna risposta sull’intramoenia, dal momento in cui i medici sono ospedalieri.
Sulle apparecchiature e sui macchinari per l’ammodernamento tecnologico, finanziati con i 70milioni di euro, siamo ancora al crono programma delle procedure e delle evidenze pubbliche o in attesa della progettazione per la realizzazione delle piastre endoscopiche. Siamo ancora alle gare e alle procedure; non un’apparecchiatura, allo stato, è installata ed operativa. Quindi, anche per il prossimo bimestre sarà difficile che la situazione possa cambiare. A meno che non ci siano ulteriori acquisti di prestazioni dell’Asl verso i privati accreditati, dal momento che sono disponibili per la Puglia 26milioni di quota aggiuntiva regionale per le liste d’attesa.
Insomma, i privati accreditati la fanno da padroni, mentre il servizio pubblico diretto soccombe.
A quanto pare, la pubblicazione delle liste bimestrali di attesa crea problemi a tutti i direttori generali pugliesi; come dire che a mettere in difficoltà i dg è la trasparenza.
Apprendo, infatti, dai giornali che il direttore del dipartimento della salute pugliese, il dr Vito Montanaro, avrebbe diramato una circolare interna con la quale vorrebbe risolvere la criticità dei direttori generali delle Asl in merito alle liste d’attesa, prevedendo di modificare il comma 2 dell’art.1 della LR e quindi rendere esclusivamente d’obbligo la pubblicazione e il monitoraggio, non più di tutte, ma di solo 69 prestazioni specialistiche ambulatoriali, allineando la Puglia al PNGLA (piano nazionale governo liste d’attesa). La legge regionale pugliese è di massima trasparenza. Perché ora si vuole regredire?
Taranto, 14 agosto 2019