Viviamo in un momento di stallo, non si sa se il Consiglio del Ministri potrà prendere ancora delle decisioni e quindi andare avanti su quella strada che il governo stesso aveva annunciato.
In uno degli ultime riunioni del Consiglio dei Ministri, si era approvato nell’ambito del decreto imprese approvato con la formula salva imprese, una misura di cui è stato enunciato il principio generale e l’obiettivo ma poi la scrittura del testo deve ancora avvenire.
Il nuovo provvedimento non prevede più l’abolizione dell’immunità in tout court al 6 settembre prossimo, ma una immunità a scadenza, cioè a misura su ciascun impianto e legata all’attuazione degli interventi ambientali.
Se per ammodernare un altoforno, per esempio occorre un anno, l’immunità copre per quell’anno necessario, per quel periodo strettamente necessario.
Il che significa che se si rischiano fenomeni emissivi, come fumi e polveri, da quell’impianto, questi non sono perseguibili penalmente proprio perché l’azienda su quell’altoforno è impegnata ad attuare un piano di miglioramento che supera la criticità di questi fenomeni.
Viceversa se malauguratamente dovesse verificarsi un infortunio grave non è che scatta lo scudo immunità.
Quindi questo decreto è rimasto così come enunciato, come titolo e non si è tradotto in un provvedimento concreto. È difficile stando l’attuale situazione politica che questo provvedimento possa essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ad agosto come si era detto.
Il decreto che ancora non esiste, non è entrato quindi in vigore, sarebbe dovuto entrare in vigore alla fine del mese, però nel frattempo la situazione politica è precipitata
La situazione è molto nebulosa, ed è evidente che se il decreto per le imprese con questa nuova norma per ArcelorMittal, non verrà convertito in legge rimarrà quella attuale. Cioè quella del Decreto Crescita di qualche mese fa che prevede l’abolizione dell’immunità penale dal 6 settembre.
E quindi ArcelorMittal dovrebbe lasciare lo stabilimento di Taranto, la cui gestione negli ultimi tempi ha mostrato episodi su cui molti hanno avuto da ridire, l’ultimo dei quali è stato quello della corresponsione di un premio.
Un riconoscimento, al personale che ha acconsentito la messa in marcia dell’impianto un mese fa, nei giorni difficili seguiti all’incidente mortale causato da una tromba d’aria.
Un episodio che è stato duramente stigmatizzato dai sindacati che hanno addirittura detto, che era un termine che non si ascoltava da qualche tempo, che la gestione di ArcelorMittal è simile per molti aspetti a quella del gruppo Riva.
ArcelorMittal comunque fa sapere in una sua nota stampa che: “dopo il tragico incidente del 10 luglio scorso, e prima ancora della proclamazione dello sciopero, ha dovuto mettere al minimo tecnico gli impianti per garantire la sicurezza dello stabilimento di Taranto. L’Azienda ha immediatamente convocato le Organizzazioni Sindacali per comunicare loro la criticità della situazione legata essenzialmente all’impossibilità di mantenere in marcia gli impianti, in particolare, l’ultimo altoforno che era operativo. Mantenere in attività gli impianti è una condizione di sicurezza indispensabile in un’azienda siderurgica strutturata intorno a un ciclo continuo e ininterrotto. In quelle ore molto delicate, alcuni colleghi hanno mostrato un profondo senso di responsabilità che ha permesso di evitare una situazione particolarmente drammatica che avrebbe potuto anche portare alla fermata degli impianti, senza possibilità di riavvio. Nel rispetto assoluto del diritto allo sciopero, ArcelorMittal Italia ha voluto comunque riconoscere la professionalità dei colleghi, un comportamento che ha consentito di mantenere in sicurezza lo stabilimento e di garantire l’incolumità del personale e della comunità di Taranto”.
Vito Piepoli