Molti consumatori non lo sanno, ma anche l’uva che mangiamo è soggetta a una sorta di “diritto d’autore”, poiché sempre più spesso i prodotti agricoli sono frutto di un brevetto.
A brevettare le nuove varietà di tanti prodotti ortofrutticoli sono grandi società, multinazionali straniere capaci di imporre le proprie scelte agli agricoltori e al mercato.
L’allarme è stato rilanciato, recentemente, sia da CIA Levante che da CIA Area Due Mari, le declinazioni provinciali di CIA Agricoltori Italiani che rappresentano gli agricoltori del Barese e dell’area di Taranto e Brindisi.
«Il problema è molto più pesante e grave di quanto ve ne sia effettivamente consapevolezza nelle istituzioni regionali e nazionali» – ha dichiarato Vito Rubino, direttore provinciale di CIA Due Mari – Dopo la nostra denuncia di qualche giorno fa, stanno emergendo nuovi e inquietanti elementi rispetto a una questione che vede una sproporzione enorme di forze in campo. Da una parte, infatti, c’è la forza economica di multinazionali che non lesinano risorse e mezzi per far pesare le loro pretese; dall’altro, invece, ci sono gli agricoltori a cui di fatto viene negata la libertà d’impresa attraverso contratti capestro basati su royalties molto onerose da pagare».
I produttori denunciano la crescente invasività delle multinazionali in possesso dei brevetti vegetali. Questi grandi gruppi internazionali utilizzano perfino delle agenzie investigative per prelevare campioni di legno dai vigneti e farli analizzare, così da avere la certezza della corrispondenza tra il genoma della varietà coltivata e quello su cui vantano il diritto alle royalties. Facile comprendere che, in molti casi, se non in tutti, si tratta di ‘indagini’ e prelievi non autorizzati, compiuti senza il necessario permesso dei viticoltori proprietari dei vigneti. Un modus operandi che, in poco tempo, permette a queste multinazionali straniere di avere una mappatura completa delle varietà coltivate sul nostro territorio.
«Altro che sovranismo – ha dichiarato amaramente Pietro De Padova, presidente provinciale di CIA Due Mari – «In Puglia, come nel resto d’Italia d’altronde, si sta permettendo che veri e propri colossi economici e della ricerca scientifica di Paesi stranieri si prendano la licenza di controllare, di fatto, la nostra agricoltura».
La CIA Agricoltori Italiani sta da tempo studiando la questione, cercando di dare supporto ai produttori.
«Presto attiveremo delle iniziative specifiche sulla questione – ha annunciato Rubino – Nel frattempo crediamo sia doveroso da parte della Regione Puglia attivarsi anche presso il Governo nazionale per cominciare ad affrontare la problematica: se lasciati loro stessi, i produttori e anche le OP potranno fare ben poco».
Quel che occorre è un pool di esperti che trovi una via d’uscita da un pericoloso tunnel creato dalla questione dei brevetti vegetali. In Spagna, per esempio, il Governo ha deciso di istituire una società di Stato per gestire e regolamentare il regime dei brevetti.
«Lo ripetiamo: è inaccettabile e pericoloso lasciare che il comparto primario sia schiacciato dalla parte industriale, dalla grande distribuzione e, ora, anche da multinazionali che si stanno prendendo letteralmente la nostra agricoltura», ha concluso Rubino.