Sempre più incisiva l’attività di monitoraggio e controllo finalizzata al contrasto del fenomeno del “caporalato” disposta dal Questore di Taranto, Giuseppe Bellassai per accertare l’impiego di manodopera “in nero” da parte delle aziende agricole e controllare che non vi siano situazioni di illegalità e di sfruttamento dei lavoratori.
Nelle scorse ore la Squadra Mobile della Questura di Taranto ha tratto in arresto una 49enne del posto per il reato di intermediazione di manodopera e sfruttamento del lavoro. Gli agenti hanno denunciato anche il proprietario dell’autobus utilizzato per il trasporto dei braccianti agricoli, l’autista del mezzo e il titolare dell’azienda agricola.
Tutto è partito dal controllo di un pullman, effettuato nella zona di Castellaneta, che era parcheggiato all’interno di un vigneto. L’amministratore dell’azienda agricola, presente sul posto, ha dichiarato agli agenti della Squadra Mobile che i terreni circostanti erano di proprietà dell’azienda ma la loro gestione era affidata ad altre ditte.
Al momento del controllo sono stati trovati 10 lavoratori di nazionalità italiana e rumena che hanno esibito i contratti lavoro stipulati con un’altra azienda agricola, risultati tutti in corso di validità, eccetto quello di un 53enne, residente a Taranto, scaduto il 31 maggio di quest’anno.
Dal racconto dei lavoratori è emerso che l’attività lavorativa prestata nei campi era l’unica fonte di sostentamento con una retribuzione giornaliera pari a 45 euro accreditata con cadenza mensile sui loro conti correnti.
Un particolare ha però insospettito gli agenti: il racconto che una somma pari a 11 euro giornaliere venisse detratta per essere consegnata a una donna con la motivazione di un errore di calcolo sulla busta paga. Una lavoratrice ha infatti spiegato che della paga giornaliera di 50 euro, venivano detratti dai 45 euro netti ben 11 euro da consegnare alla donna. Ad esempio nel mese di maggio, su 11 giorni di lavoro effettivi, aveva restituito alla 49enne la somma di 120 euro.
Un’altra bracciante, una 43enne di San Giorgio Jonico, ha confermato di percepire l’accredito della busta paga sul conto corrente ma di consegnare a una donna, non identificata, la somma di 8 euro.
Dai racconti dei lavoratori, gli agenti hanno colto visibile timore di perdere il posto di lavoro. Preoccupazione avvalorata dal fatto che non è stata rivelata dai braccianti l’identità della persona cui veniva consegnato il denaro.
L’azienda controllata non rispettava inoltre le norme vigenti circa le modalità di assunzione, la sicurezza sui luoghi di lavoro, la presenza di sistemi di protezione individuale. È stato verificato che nessun servizio igienico fosse a disposizione per i lavoratori così come nessuna visita medica era stata effettuata.
I poliziotti hanno così accertato che il controllo dei braccianti era affidato alla 49enne, definita come “caposquadra”, con il compito di riscuotere le somme di denaro. Dall’esame delle banche dati della Polizia di Stato è risultato che la donna nel febbraio 2017 era già stata destinataria di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Trani, per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. In quella circostanza le indagini furono avviate dopo il decesso di una bracciante e tra le persone coinvolte figura il proprietario dell’autobus utilizzato anche a Castellaneta.
Alla luce di quanto rilevato e in considerazione dei precedenti a carico della donna, dopo essere stata condotta presso gli uffici della Questura si è proceduto all’arresto in flagranza di reato al fine di interrompere la prosecuzione dell’attività criminosa.