Si arricchisce di un altro prestigioso recital la terza edizione del festival itinerante Piano Lab, organizzato dall’associazione «La Ghironda». Sabato 13 luglio, alle 20,30, toccherà al pianista barese Mirco Ceci tenere un recital solistico nella Chiesa di Sant’Antonio da Padova di Martina Franca (Piazza Sant’Antonio 3, ingresso libero).
Ceci, classe 1988, proveniente da una famiglia di musicisti, è vincitore nel 2006 del primo premio al Concorso Internazionale di Esecuzione pianistica “Pietro Argento” di Gioia del Colle; mentre nel 2007 ha trionfato alla 24° edizione del prestigioso Concorso pianistico “Premio Venezia”. Si è esibito per le maggiori associazioni concertistiche italiane ed è impegnato anche nell’attività di compositore, con riconoscimenti unanimi e prime esecuzioni dei suoi brani in molte istituzioni musicali.
A Martina Franca proporrà un impaginato che, partendo dal diciottesimo secolo, sconfina nella prima metà dell’800. Un periodo aureo per il pianoforte, che già si avviava ad essere il re degli strumenti musicali, grazie a una serie di perfezionamenti strutturali di grande importanza. Si parte dal «Padre del Pianoforte» Muzio Clementi (1752-1832): la Suite di sei pezzi op. 44 (nn. 71-76) svela l’eleganza espressiva del suo stile, con una composita tessitura della scrittura pianistica, la dinamica intensa e mutevole, e la varietà quasi orchestrale dei timbri e dei registri.
A seguire la Fantasia in do minore K 475 di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), brano di straordinaria drammaticità, per il clima cupo e turbinoso, per la forte personalità e frontalità dei temi, per l’estrema variabilità e l’intenso contrasto delle idee. Per molti musicologi è un’opera che sembra già preludere allo stile e alla scrittura di Ludwig van Beethoven (1770-1827): proprio al compositore di Bonn è dedicato il brano successivo, la Sonata in fa diesis maggiore, op. 78 «À Thérèse», dedicata a uno dei grandi amori beethoveniani, Thérèse von Brunsvik. Una Sonata dall’impianto agile, in soli due movimenti, dalle sonorità «pianistiche» in senso tradizionale, con un gusto piacevole dell’eleganza, della rifinitura, della discrezione che assicura unità alla composizione.
A concludere il programma la Sonata n. 3 op. 49 di Carl Maria von Weber (1786-1826), altro compositore tedesco che ha regalato al pianoforte pagine bellissime come questa, in cui lo stile musicale conserva alcuni aspetti di un classicismo quasi scarlattiano, ma è anche animato da uno spirito di chiara matrice romantica.