L’altissima adesione allo sciopero nello stabilimento Arcelor Mittal di Taranto. Il 75% dei lavoratori delle due acciaierie incrocia le braccia. E’ il segnale che i lavoratori sono con il sindacato nel rivendicare quanto stabilito nell’accordo del 6 settembre 2018 al Ministero dello Sviluppo Economico e nel voler gridare a tutti, nessuno escluso, che il rilancio passa solo da assunzione di impegni e responsabilità.
E’ inaccettabile che di fronte ad uno scontro tra due irresponsabilità quella dell’azienda e quella del governo a pagare siano i lavoratori.
All’azienda abbiamo chiesto di rivedere la sua posizione sulla Cassa Integrazione, perché è inaccettabile, nonostante il calo della domanda di acciaio, mettere in cassa per 13 settimane 1395 lavoratori. L’attuale proprietà è partita ridimensionata rispetto alla precedente e dovrebbe avere tutte le flessibilità per gestirle il calo della domanda di acciaio.
Un’azienda che si propone per rilanciare un sito che ha attraversato una crisi di 11 anni circa (la prima cassa integrazione risale oramai al 2008) porta con sé degli strascichi di fette di mercato perse e assenza dai mercati prevedibile e i lavoratori non possono cadere ogni volta nello sconforto dopo aver creduto in un progetto che va portato avanti con convinzione.
Al Governo invece avanziamo una richiesta ancor più marcata: si tenga fede agli accordi ed agli impegni presi, è gli incontri non siano solo passerelle per recuperare voti e consenso sulla pelle dei lavoratori. La revisione dell’immunità inserita nel decreto Crescita sta creando solo una situazione di incertezza e fornisce l’alibi all’azienda.
L’immunità va chiarito, è necessaria per tutelare legalmente l’attuale acquirente rispetto a problematiche e responsabilità che gli attuali gestori non hanno causato ed è limitata fino 2023, anno in cui secondo l’accordo dovranno essere ottemperate tutte le misure dell’AIA.
Il tema dell’immunità ritirato fuori, prima dal Ministro Costa e poi da Di Maio, in questo senso serve solo a distrarre l’attenzione dal tema bonifiche, in capo ad Ilva in amministrazione straordinaria ed i nuovi commissari, e da un segnale devastante al tutto il mondo, e cioè di un paese, l’Italia da cui stare alla larga per fare investimenti.
Lo sciopero di oggi è solo un assaggio, il 9 luglio vogliamo discutere nel merito e trovare soluzioni, non accetteremo di assistere al tavolo come già successo in passato dove erano invitati anche chi quell’intesa non l’ha sottoscritta, tanto per lucrare qualche credito elettorale. Basta perdere tempo. Gli incontri ministeriali devono essere momenti in cui si ricercano insieme soluzioni non altro .
In ultimo alla Regione Puglia faccia la sua parte, dopo l’annuncio fatto in pompa magna dia seguito ai corsi di formazione a beneficio del personale in cassa integrazione, non si può in ogni occasione pensare di strumentalizzare e fare propaganda, così si mortificano le persone e i lavoratori, non è accettabile.
4 luglio 2019