Da una notizia di ieri apprendiamo che una ditta locale viene esclusa dai servizi in appalto nello stabilimento ArcelorMittal di Taranto. Abbiamo l’ennesima conferma che il gestore non rispetta gli accordi presi in sede ministeriale dove qualche mese fa si facevano proclami all’insegna della crescita economica del territorio partendo proprio dalle imprese locali.
L’USB comunica al Ministero dello Sviluppo Economico che alla prossima convocazione proclamerà sciopero e contestuale presidio sotto il palazzo del MiSE con tutti i lavoratori impiegati in AM InvestCo insieme ai lavoratori posti in Amministrazione straordinaria e a quelli impiegati nelle aziende dell’indotto. La protesta è inevitabile a seguito della grave condotta portata avanti in questi mesi da ArcelorMittal nella gestione dello stabilimento di Taranto: accordo di settembre totalmente violato, mancano oltre 100 unità al numero totale accordato; per gli ingiusti criteri di assunzione adottati ed a seguito della nostra denuncia ai sensi dell’art.28 il gestore veniva condannato a marzo di quest’anno dal Tribunale di Taranto per comportamento antisindacale; ed inoltre, la richiesta da parte dell’azienda di ricorrere alla cassa integrazione per ulteriori 1400 lavoratori. Ma come è possibile chiudere un accordo sindacale proprio per evitare la cassa integrazione e dopo soli 8 mesi ricorrere alla cassa?
In merito alla questione ditte in appalto si presentano altre criticità che denunciamo da mesi. Abbiamo appreso che, con poche parole ed in due secondi, si esclude una ditta locale storica e leader nel settore delle pulizie civili che impiega 110 lavoratori. Il gestore mira ad una competizione tra le aziende in appalto che è direzionata al ribasso. Un’operazione di marketing studiata a tavolino volta all’estremo risparmio del gestore con gli operai posti in cassa integrazione mentre allo stesso tempo “terzializza” le attività con la forza lavoro delle ditte in appalto e da queste esclude dai servizi quelle locali. A tutto ciò si aggiunge la critica situazione degli impianti carenti di manutenzioni ordinarie e straordinarie, una situazione che pone a serio rischio sicurezza i lavoratori, perché il gestore non investe nessuna risorsa economica. Mancano le tute per i lavoratori che rappresentano la base dei DPI: quelle nuove dovevano arrivare nel corso di questo mese ma per gli operai in fabbrica si va avanti con il riutilizzo delle tute mandate in lavanderia che appartenevano ai lavoratori posti in cassa integrazione.