Fiducia negli altri, coraggio rispetto al futuro. Sono questi i passaggi chiave che hanno permesso a Matera di diventare capitale europea della cultura. Sono questi gli architravi per fare delle comunità luoghi di bellezza. È questa la strada da battere se Taranto vuole diventare una comunità bella.
Taranto chiama, Matera risponde: due città belle, culturalmente affini (basti pensare al patrimonio ipogeico che le accomuna), a poca distanza l’una dall’altra che si ritrovano per fare prove di bellezza e di comunità belle perché, si sa, quando è luogo di bellezza la comunità fa sempre la differenza.
Chi meglio di Paolo Verri, direttore generale della Fondazione Matera-Basilicata 2019, per parlare di comunità come luogo di bellezza. Ospite del consigliere regionale Gianni Liviano e dell’associazione “Le città che vogliamo”, Paolo Verri martedì sera nel chiostro dell’ex convento di San Michele, sede del Paisiello, ha tenuto sul tema una lectio magistralis.
“Se si vuole costruire bene comune – ha esordito Gianni Liviano nel presentare l’ospite – lo stare insieme deve essere un valore e non un limite. O si cammina insieme, avendo bene in mente un progetto di comunità, o non c’è prospettiva di futuro. Riconoscere la comunità quale luogo di incontro è una ricchezza che non va sperperata”.
Un percorso che Matera ha imboccato sin dal primo giorno in cui il comitato scientifico ha cominciato a lavorare al dossier da presentare alla commissione europea. “È stato un percorso di una difficoltà tremenda dal punto di vista politico, economico, sociale e anche culturale – ha raccontato Verri – che, però, nella cerimonia inaugurale ha trovato la sua sublimazione perché è stato il tratto di una comunità che ce l’ha fatta. Tutto è stato fatto dai materani, i veri protagonisti della cerimonia di inaugurazione: circa il 10% della popolazione ha lavorato direttamente, sono stati coinvolti i laboratori di comunità, le scuole, nelle residenze per anziani eccetera. Questo permette, adesso, a Matera di essere considerata una comunità vincente”.
Ma per diventare comunità vincente “bisogna saper cercare – ha sottolineato Verri – un minimo comune denominatore, occorre avere la capacità di saper perdere un po’ della propria individualità se non si vuole pregiudicare il percorso di una comunità e rendere impossibile un sogno collettivo. Occorre, inoltre, smettere di pensare di voler fare qualcosa ma realizzarla. La gente ha bisogno di vedere progetti realizzati e non soltanto pensati. Noi dobbiamo credere nei luoghi come fonte di bellezza, nel talento dei nostri giovani, nella passione dei cittadini, nel bisogno di progettare insieme la nostra comunità. Taranto in questa direzione può fare tanto partendo, ad esempio, da Paisiello come patrimonio comune, dalla valorizzazione degli ipogei. Per un attimo dobbiamo provare a dimenticarci del Moloch che domina la città e guardiamo avanti vediamo il mare, il buon cibo, il grande patrimonio del sapere che Taranto custodisce: tutto questo è a costo zero. C’è bisogno di leader timidi che sappiano trasformare i cittadini in protagonisti e che sappiano trasferire vigore alla comunità che, attraverso pochi progetti, attraverso la condivisione e attraverso la cessione di un po’ di individualità possano fare cose concrete”.
A proposito di ipogei, durante la serata è stato presentato il dvd interattivo realizzato dell’associazione “Taranto ipogea”, con il contributo di “Napoli sotterranea” che ha donato 10mila euro per un progetto che rilanci l’immagine di Taranto. “Se si parla di ipogei, si parla di bellezza – ha detto Alessandro Litrenta, presidente di Taranto ipogea -. Avremo uno spazio a Matera per condividere questo patrimonio artistico e culturale della città. Taranto Ipogea virtual tour, – ha concluso Litrenta – è un dvd interattivo agile, curato in tutti i particolari, facilmente utilizzabile,che ha visto il coinvolgimento per la sua realizzazione di professionalità tutte tarantine, suggestivo e così reale da avere la sensazione di trovarsi realmente a camminare nell’interno dell’ipogeo di palazzo Baffi o nel frantoio normanno o nella grande cisterna medievale o, ancora, discendere nei cunicoli che portano al Mar Grande”.
La serata è stata allietata dall’esibizione delle allieve dell’istituto Paisiello Anna Celeste Mincolla (primo violino), Laura Franco (secondo violino), Cristina Vozza (viola) e Carla Milda (violoncello) che si sono prodotte nel Quartetto n.3 in Sol maggiore K156 di Mozart.