“Sono allibito dalla decisione di Mittal di mettere in cassa integrazione 1.400 lavoratori e mi stupisce particolarmente che giustifichi tale decisione in base alla crisi del settore in Europa. Non riesco a pensare che Mittal non sapesse della ormai nota, da anni, crisi del mercato dell’acciaio europeo”. Lo scrive su facebook Giovanni Vianello, portavoce tarantino del Movimento 5 Stelle in commissione Ambiente alla Camera. “La questione è nota a tutti sin dal 2013, quando la crisi del settore si è fatta più acuta e tutti gli osservatori hanno evidenziato il periodo nero dell’acciaio europeo che potrebbe protrarsi sino al 2025, sempre che l’Europa riesca ad avere commesse nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo, condizione tutt’altro che scontata visto l’enorme concorrenza cinese – aggiunge -. Questo lo sanno gli Stati europei, lo sanno i produttori di acciaio e lo sa Mittal stessa. Perché quindi Mittal ha preso oggi questa decisione? Non vorrei che questo comportamento fosse dovuto alla sacrosanta abrogazione dell’immunità penale e al riesame dell’Aia. Cambiare i decreti ‘Salva Ilva’, salvaguardare l’ambiente e la salute è un atto dovuto per noi del M5S non solo perché sul punto c’è un conflitto in seno alla Corte Costituzionale – per una evidente violazione sia del principio costituzionale di uguaglianza, sia per una compressione del diritto della salute rispetto quello del lavoro -, ma anche perché la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha espresso un giudizio molto pesante sull’Italia e sui suddetti decreti”, prosegue l’esponente pentastellato. “Inoltre Mittal non sta rispettando i patti, non ha ancora assunto il numero di lavoratori stabilito dall’accordo sindacale di settembre 2018 ed inoltre, a seguito del ricorso del sindacato USB, non ha ancora adempiuto a quanto il giudice ha sentenziato sui criteri di scelta dei lavoratori che in alcuni casi non sembrano dettati da criteri uguali per tutti ma da una certa discrezionalità mai concessa dall’accordo sindacale – continua -. Se quindi l’atteggiamento irrispettoso di Mittal fosse dovuto al superamento dei decreti salva Ilva e alla mancata assunzione dei lavoratori, ossia alla legittima richiesta del Governo e dei lavoratori di tutela di salute, ambiente e lavoro, questo atteggiamento sarebbe estremamente grave, un atteggiamento noto a Taranto perché simile a quello che facevano i Riva: ricatto occupazionale. Noi non possiamo accettarlo”, conclude Vianello.