Angelo D’Abramo, al fianco del comitato “Pulsano Terra Nostra” impegnato nella battaglia contro la realizzazione del biodigestore.
L’impianto dovrebbe sorgere a nord del centro abitato pulsanese e vicinissimo anche alla cittadinadi Leporano. In linea d’aria, infatti, l’area d’insediamento dista 1800 metri dal centro abitato di Leporano e ciò che preoccupa maggiormente sono le conseguenze ambientali della lavorazione di tonnellate di rifiuti organici potenzialmente maleodoranti, una quantità che supera di gran lunga la produzione dell’intera provincia.
«Crediamo nell’innovazione tecnologica – ha commentato D’Abramo –, ma crediamo anche nell’equilibrio. Ecco perché riteniamo che in una terra già fortemente compromessa dalla presenza di industrie e impianti di smaltimento e trattamento dei rifiuti, che però guarda alla sua costa come alla risorsa che possa offrirle una valida alternativa economica attraverso lo sviluppo della filiera turistica, questo progetto sia assolutamente inadeguato e trovi giustificazione solo nella spasmodica ricerca del profitto».
D’Abramo ragiona in termini di territorio diffuso, quindi, e per questo ha preso parte anche all’assemblea di sabato scorso a Pulsano, ribadendo la necessità di un confronto tra le due amministrazioni senza contrapposizioni, ma per amore di uno sviluppo che sfrutti le bellezze di entrambi i territori. «Ci stiamo battendo per offrire loro quel riscatto invocato da troppo tempo – ha aggiunto D’Abramo –, immaginiamo una gestione dei rifiuti che possa rispondere alle indicazioni europee di riduzione della produzione pro capite. Per questo non accettiamo che il nostro territorio, ancora una volta, venga utilizzato come una qualsiasi pattumiera: delle 10 discariche attive presenti in Puglia 5 sono in provincia di Taranto, senza contare, i 4 impianti di compostaggio, l’unico inceneritore regionale che si trova a Massafra, i due impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti a Manduria e Massafra e l’unico altro impianto di digestione anaerobica dei rifiuti presente a Mottola».
Alla teoria di “più impianti”, quindi, D’Abramo oppone quella di “meno rifiuti”, esprimendo solidarietà al popolo pulsanese per nome di quello leporanese, che finiranno entrambi per subire quest’ennesima violenza. «Sin da oggi mi rendo disponibile per qualsiasi iniziativa che serva a scongiurare questo rischio – ha concluso D’Abramo – e prendo già da ora l’impegno di battermi per questo obiettivo per far valere le ragioni del territorio contro quelle del business».