Signor Presidente,
On.li Colleghi,
Personale della Polizia penitenziaria costretto ad affrontare turnazioni e carichi di lavoro insostenibili; strutture e servizi che troppo spesso lasciano a desiderare; una popolazione carceraria che risulta essere superiore rispetto a quella che l’Istituto di pena può ospitare; numero di detenuti che si tolgono la vita in costante aumento.
E’ la descrizione di quanto accade nella gran parte delle Case Circondariali italiane. E’ quanto accade soprattutto in quella di Taranto, che appena la scorsa settimana è tornata ad essere al centro della cronaca per l’ennesimo suicidio di un suo recluso, per l’ennesima tragedia che ha visto come vittima un 42enne la cui determinazione a “farla finita” è stata più forte della certezza che alla fine di agosto avrebbe espiato la pena a cui era stato condannato. Si è trattato di un drammatico evento che, purtroppo, nel penitenziario del capoluogo ionico non può ritenersi un caso isolato. Anzi. A febbraio un altro uomo ha preferito porre fine alla sua esistenza senza attendere la celebrazione del processo a carico.
Non pare azzardato ipotizzare che dietro questi gesti estremi vi possano essere anche le difficili condizioni di vivibilità all’interno di una struttura carceraria che da anni viene indicata come la più affollata d’Italia. Un primato tutt’altro che invidiabile confermato da numeri che non ammettono repliche se ci si sofferma solo a pensare che i 306 posti regolamentari nelle 282 celle sono occupati dal… doppio dei detenuti. Questi ultimi se da un lato possono contare su un teatro, su tre biblioteche e su un laboratorio, dall’altro non hanno a disposizione un campo sportivo, una palestra o un’officina. Ma non solo. Ad occuparsi di loro sono solo quattro educatori e questo quando, invece, la pianta organica ne prevede otto. In poche parole, all’interno della Casa Circondariale di Taranto siamo di fronte ad una situazione senza precedenti, che rischia di assumere proporzioni ancor più preoccupanti. La carenza di personale, la gravità delle condizioni di vita e gli atti di autolesionismo non possono lasciare indifferenti, ormai sono emergenze la cui soluzione non può più essere differita.