Mercoledì mattina un detenuto di 44 anni di Manduria si è impiccato, legandosi alle grate della cella con una corda rudimentale ricavata dalla stoffa dei pantaloni, nel reparto infermeria. Stava scontando una condanna per concorso in tentata estorsione e furto, e sarebbe stato scarcerato per fine pena il prossimo 28 agosto.
È così il carcere di Taranto si avvia ad avere il tragico primato anche per numero di suicidi oltre che per carcere più sovraffollato d’Italia.
Sono state pubblicate ieri le classifiche ministeriali che riconfermano questa prima posizione con 612 detenuti a fronte di 306 posti disponibili. Ma non è solo questo. Nel carcere di Taranto manca tutto: agenti penitenziari, educatori, palestra, campo, acqua calda, docce, attività e progetti di reinserimento per tutti e persino il magistrato di sorveglianza è completamente assente.
Tutto questo è fuori legge.
Come può uno Stato chiederne poi rispetto?
Forse è proprio la mancanza di speranza per il futuro che porta così tanti detenuti al suicidio.
Mentre noi da mesi continuiamo a chiedere a parlamentari e consiglieri regionali di accompagnarci all’interno. Esattamente da quando il neo guardasigilli Bonafede ci ha tolto questa facoltà ispettiva che sempre negli altri anni avevamo esercitato con scrupolo e attenzione, essendo stati spesso gli unici a denunciarne le condizioni.
Ora potremo effettuare queste visite solo accompagnando parlamentari e consiglieri regionali, ma da mesi che rivolgiamo loro questo appello nessuno ci ha mai risposto. Nel frattempo le persone continuano a morire in carcere nella disattenzione totale di politica e istituzioni.
Per questo rivolgiamo anche per l’ennesima volta a Comune e Provincia di Taranto l’invito a nominare il garante comunale e provinciale dei detenuti.
Non possono difendere i loro diritti da soli, se non ormai sempre più spesso con una corda.
Venerdì 10 Maggio dalle ore 18 saremo a Taranto in piazza della Vittoria per raccogliere firme per eutanasia legale, e anche segnalazioni da parenti dei detenuti e operatori penitenziari.