Ha annunciato “pene esemplari” il procuratore capo di Taranto, in una intervista a Rainews facendo eco alle dichiarazioni del ministro dell’interno Matteo Salvini che tre giorni prima aveva usato la stessa identica espressione.
Espressione che non trova riscontro nel nostro codice penale, ne nella costituzione, ne nella civiltà del diritto.
Non esistono pene esemplari. Esistono pene giuste, eque, e certe.
Pene individuali, mai da usare per educare o da esempio per terzi.
Per questo riteniamo inadeguate le parole usate da Salvini prima e dal procuratore poi. Procuratore a cui tra l’altro non spetta decidere la pena, compito del giudice, lontano dal risvolto sociale e mediatico della vicenda.
E dopo un sereno processo, nelle aule di tribunale e non in quelle della tv. Già può innestare dubbi di pruderie mediatica il fermo giustificato col pericolo di fuga (il cui stesso procuratore ha evidenziato l’improbabilità trattandosi di minori privi di disponibilità economica) scattato dopo una settimana di sovraesposizione mediatica ma subito prima della conferenza stampa. Un fermo per pericolo di fuga che però viene annunciato il giorno prima.
Ma se a queste prassi abusate siamo abituati visto l’allarmante numero di detenuti in attesa di giudizio che riempiono le patrie galere in custodia cautelare, mai si possono accettare pene con uno scopo diverso da quello sancito nell’art. 27 della costituzione.
Non vorremmo che le procure corrano il rischio di salvinizzarsi, pericolo già corso con le innumerevoli circolari che il ministro dell’interno sta utilizzando in sostituzione del codice penale: dai sequestri di canapa legale, ai daspo ai migranti.
Almeno quando come in questo caso non vi sono – e non diamo idee- circolari a riguardo, la certa buona fede della procura in questione sarebbe meglio raffigurata da una maggiore attenzione nell’utilizzo di una terminologia che se pur abusata a sproposito in un linguaggio forcaiolo é lontana dallo spirito della legge.