“Se confermati colpevoli, pene esemplari per tutti, anche per i minorenni, che devono essere trattati (e puniti) come tutti gli altri – commenta Matteo Salvini – Di fronte a simile violenza, per me non esiste la distinzione fra minorenni e maggiorenni” – a cui si aggiunge la dichiarazione del vicepremier Luigi Di Maio: “Bullizzato, rapinato, segregato in casa e picchiato fino alla morte. È inaccettabile quanto successo al 66enne di Manduria, un fatto vergognoso che non può passare in secondo piano. La morte di Antonio deve farci capire che la sicurezza dei nostri cittadini deve essere la priorità di questo Governo. E dobbiamo lavorare per garantire maggiore sicurezza anche ai nostri anziani, troppo spesso abbandonati. Una cosa è certa: questi soggetti la pagheranno”.
Queste le parole dei due ministri alla notizia della morte di Antonio Cosimo Stano, deceduto il 23 aprile scorso e vittima di bullismo, di continue e ripetute aggressioni da parte di una baby gang di 14 ragazzi. 66enne in pensione ed ex operaio dell’Arsenale della M.M., l’uomo viveva da solo nella propria abitazione di Manduria ed era stato soccorso dai poliziotti intervenuti il 6 aprile, dopo che una vicina aveva allertato le forze dell’ordine non vedendo l’uomo da alcuni giorni. Quando gli agenti sono arrivati sul posto, l’uomo era terrorizzato e i poliziotti hanno dovuto convincerlo a fidarsi di loro affinché aprisse la porta dell’abitazione. Trasportato all’ospedale di Manduria, le condizioni di Antonio erano apparse molto serie.
Un uomo solo, appunto, da molti anni. Bersaglio facile per 14 ragazzi – tra i 15 e i 22 anni – che in gruppi di 3, 5 e più, si sarebbero aggirati attorno alla casa dell’uomo, insultandolo, prendendo a calci e pugni la porta della sua casa, spaventandolo a morte, rubandogli in alcuni casi i soldi della pensione e utilizzando violenza fisica e torture psicologiche, per poi filmare “le imprese” e scambiarsi le gesta feroci tramite chat di Whatsapp.
Video che sono al vaglio della Procura di Taranto – per la procura ordinaria, il procuratore capo Carlo Maria Capristo e, per la Procura dei minori, Pina Montanaro.
Sarà l’autopsia, eseguita dal medico legale Liliana Innamorato a stabilire con assoluta certezza le cause della morte. Di certo, quel 6 aprile, l’uomo si era isolato nella propria abitazione, rifiutando di aprire la porta agli agenti di polizia arrivati in suo soccorso, dopo l’ennesimo, brutale attacco, avvenuto alcuni giorni prima, della baby gang.
Le imputazioni a carico dei componenti della baby gang (il più giovane tra gli indagati ha appena 15 anni) sarebbero – a vario titolo – diomicidio preterintenzionale, rapina impropria, danneggiamento, lesioni personali, violazione di domicilio, atti persecutori ai danni di una persona con minorata difesa.
Una crudeltà inaudita, quella che emerge in questo quadro agghiacciante, che racconta anche l’abbandono di un uomo alla mercé di ragazzini – che l’avvocato Lorenzo Bullo, difensore di 7 ragazzi, descrive ad Adnkronos come ragazzi tra tanti: “Sono tutti ragazzi normalissimi, studenti di liceo nati e cresciuti a Manduria in contesti familiari a modo, figli di commercianti, impiegati pubblici”.
Morto il 23 aprile all’ospedale Giannuzzi di Manduria, dopo 18 giorni di terribili sofferenze, Antonio Stano aveva problemi di natura psicologica – pare fosse formalmente in cura al Centro di Igiene Mentale – e in paese lo conoscevano come il “pazzo del Villaggio del Fanciullo” (dal nome dell’oratorio che si trovava a pochi passi dalla sua casa). Solo, senza l’aiuto di parenti e abbandonato a se stesso. Preda facile per il divertimento balordo di ragazzi che avrebbero visto in lui il “diverso”, la vittima perfetta di vere e proprie spedizioni al limite della disumanità: in uno dei video pubblicati si vede un gruppetto di ragazzi entrare in casa dell’uomo. Le urla miste a risate feroci, il rumore di un tubo flessibile che batte per terra, tra le grida elettrizzate dei protagonisti del filmato. Alcuni colpi sul pavimento, poi con il tubo colpiscono l’uomo. Gli coprono la testa con un maglione – quasi fosse un rituale sacrificale – urlano di nuovo, questa volta all’orecchio dell’uomo, atterrito dalla paura. E poi i commenti in chat, dopo la condivisione del filmato: «Come l’avete combinato il pazzo?», chiede uno dei ragazzi che riceve il video.
“La mano sarà pesante, I fatti sono gravissimi, non trascureremo niente e non lasceremo spazio al buonismo. Quell’uomo aveva bisogno soltanto di un po’ di umanità” ha dichiarato ieri al “Corriere della sera” il procuratore Carlo Maria Capristo, che segue le imputazioni dei due maggiorenni.