Sembrano lontani i tempi in cui, l’allora attivista, Giovanni Vianello urlava nelle piazze cittadine che l’Ilva andava fermata perché causa di malattia e morte per i tarantini.
Sembra passato un secolo dalla campagna elettorale, quando lo stesso con gli altri candidati davanti i cancelli della fabbrica parlava di fermo degli impianti inquinanti, bonifica e riconversione.
In pochi mesi il pensiero dell’attivista è mutato in un poco onorevole “la fabbrica deve ancora dimostrare di non essere nociva”.
Anche per lui i dati forniti sono rassicuranti per la salute dei bambini, delle mamme e di tutti i cittadini di Taranto e chi invece non ha cambiato idea sulla fabbrica ora è accusato di allarmismo.
E poco importa se si riscontrano valori di diossina preoccupanti nel latte materno delle mamme tarantine e se la mortalità infantile è in aumento, non bisogna fare allarmismo per l’onorevole.
Ci si appella ad un contratto di governo reso carta straccia dal loro alleato Salvini, non esiste a tutt’oggi nessun cronoprogramma di fermo degli impianti inquinanti.
In perfetta continuità con i governi precedenti, accusati di aver legiferato 12 decreti a difesa della produzione, ma incapaci di modificarne nemmeno uno ora che al governo del paese ci sono loro.
Lontano dalla realtà della sua città e di quel popolo che lo ha eletto per porre fine alla questione Ilva.
Chi da anni si batte per il bene di questa città continuerà a farlo, anche contro chi partito incendiario ora si riscopre pompiere.
Mi aspetto che già a partire dalle elezioni europee la città sappia ripagare il tradimento subito, la fiducia si conquista con le azioni, e il movimento 5 stelle a Taranto ha fallito.