Un forte avvenimento meteorico che, provocando la mancanza di energia elettrica, determinò il blocco generale degli impianti della Raffineria ENI di Taranto con conseguente coinvolgimento dei gas in torcia. Ad ogni modo, nonostante in città l’aria risultò irrespirabile, non si trattò di un incidente rilevante. Ma non solo. Secondo i dati dell’Ispra, i fenomeni inquinanti risultarono inferiori ai valori limiti stabiliti dall’AIA.
E’ quanto riferito questa mattina dal Sottosegretario per l’Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Salvatore Micillo, in risposta all’interrogazione presentata lo scorso settembre dall’on. Rosalba De Giorgi allo scopo di ottenere chiarimenti sia sulle cause sia sulla natura delle emissioni odorigene causate dall’ENI nel luglio e nell’agosto di un anno fa. Un duplice episodio che destò non poche preoccupazioni nella cittadinanza del capoluogo ionico, da decenni alle prese con un’emergenza sanitaria che non conosce soluzione di continuità.
Preoccupazioni che però sono parse ridimensionate alla luce delle risposte del rappresentante del Dicastero il quale nel suo intervento ha anche evidenziato che a seguito delle prime analisi “il Ministero dell’Ambiente con nota del 4 ottobre 2018 ha disposto un’ispezione straordinaria da parte dell’Ispra al fine di effettuare specifici accertamenti. Nel corso dell’ispezione, l’Istituto ha verificato le cause dell’evento sopra riportate accertando che l’azione messa in atto dal gestore e i dati registrati risultano conformi alle prescrizioni fissate nell’AIA prendendo, altresì, atto delle misure individuate dal gestore per migliorare l’affidabilità elettrica della Raffineria indicando le ulteriori azioni da intraprendere al fine di evitare il ripetersi di eventi, seppur da considerare remoti, come quello verificatosi il 21 agosto.”
Detto che l’Ispra ha riferito che l’evento preso in esame è da classificarsi con la nuova denominazione NaTech (Natural Technological) in quanto è dovuto a fenomeni naturali in aree geografiche caratterizzate dalla presenza di stabilimenti industriali a rischio di incidenti rilevanti, il Sottosegretario Micillo ha segnalato che “in relazione alla tipologia dell’evento NaTech sono in corso studi e ricerche per limitare gli impatti ambientali. La valutazione su siffatta tipologia di rischio, anche se remota, comporterà l’aggiornamento di tutti i relativi rapporti di sicurezza non solo per l’impianto ENI in argomento, ma anche per tutti gli impianti soggetti al decreto legislativo n. 105/2015.”
Preso atto della risposta del Ministero, l’on. De Giorgi ha replicato ricordando che Taranto è e resta al centro di un’emergenza sanitaria che, causata dai deleteri effetti della produzione industriale, lascia esposti a rischi gravissimi tutti i cittadini, senza distinzione di età. “Da decenni tutto questo viene sopportato da una città alla quale è stato negato quel “diritto alla salute” contemplato dall’articolo 32 della Costituzione. Un diritto troppo spesso ignorato e calpestato. Nel capoluogo ionico – ha dichiarato la deputata – quasi ogni giorno si è costretti a registrare il ricovero in ospedale di persone affette da neoplasie o il decesso di chi non riesce a vincere la sua battaglia contro il male. Fra le vittime dei fumi e dei veleni sprigionati dagli impianti della “grande industria” figurano soprattutto bambini, tantissimi bambini”. In chiusura del suo intervento l’on. De Giorgi ha sostenuto di essere a conoscenza del fatto che il Governo sta lavorando per garantire che episodi come quello registratosi la scorsa estate all’ENI debbano rimanere solo spiacevoli ricordi. “So che il Governo sta predisponendo le basi – ha continuato la portavoce del M5S – affinché a Taranto il diritto alla salute trovi nuovamente… cittadinanza. So che il Governo ha assunto questo impegno dimostrando di voler mantenere alta l’attenzione sulla città ionica. Inutile girarci intorno, siamo di fronte ad una “strage” che porta lutti e disperazione. Siamo di fronte ad una “strage” a cui non dobbiamo rassegnarci. Tutto questo deve finire. Il prima possibile. E’ quanto si chiede per Taranto e per i tarantini.”