E’ un inferno il carcere di Taranto, l’Istituto di pena più sovraffollato d’Italia ma a cui l’amministrazione penitenziaria destina, inspiegabilmente, il minor numero di addetti.
Basta scorrere i dati del Rapporto Antigone sulle condizioni delle carceri nel 2018: a fronte di una capienza regolamentare massima di 306, i detenuti effettivamente presenti sono 617!
Esseri umani dunque stipati come topi, in violazione dei parametri europei, in strutture fatiscenti e senza la disponibilità di acqua calda, con un numero di largamente rimaneggiato di agenti di polizia penitenziaria, e con solo un manipolo insufficiente di dipendenti civili a garantire il funzionamento delle attività amministrative.
Incredibili i dati sugli educatori, figure destinate a seguire il percorso personale dei singoli detenuti per la loro risocializzazione e il reintegro nella società: a fronte di una previsione organica di 6 unità per 300 detenuti ne sono presenti appena 3 per 617!
Il carcere di Taranto è divenuto così un inferno anche per loro, con un carico di lavoro sproporzionato e non sopportabile, anche dal punto di vista emotivo, stremati dalle responsabilità e da compiti spesso attribuiti impropriamente, in un clima lavorativo che è da anni pessimo, come è a tutti noto.
Le lodevoli iniziative di tutte le oo.ss.- anche della Cisl FP- che ciclicamente si ripetono, richiamano un attenzione che dura, però, troppo poco.
È poi impietoso il rapporto Antigone sulla Amministrazione penitenziaria, colpevole di una cattiva distribuzione del personale nei diversi istituti. Dunque non solo una insufficienza organica complessiva, ma per il carcere Carmelo Magli di Taranto una indifferenza che si ripete nel tempo, con una pianta organica, già anacronistica nella sua stesura originaria, divenuta ora surreale e che pone una intera comunità, anche in tale ambito, nell’ultimo posto in Italia.
La gravità delle condizioni di vita e di lavoro nell’Istituto richiede una iniziativa straordinaria delle Istituzioni, anche alla luce delle recenti dichiarazioni di esponenti radicali sulla magistratura di sorveglianza.
I tempi appaiono dunque maturi per una commissione parlamentare d’inchiesta di cui la Cisl Fp territoriale sollecita l’attivazione.
Il Segretario Territoriale CISL FP
(Massimo Ferri)