Nella nostra lettera indirizzata al Ministro dell’Ambiente il 25 settembre dello scorso anno chiedevamo di procedere quanto prima alla valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario dello stabilimento siderurgico di Taranto a Piano Ambientale completamente attuato.
Da allora sono passati quasi sei mesi e, in particolare nelle ultime settimane, si sono susseguiti una serie di eventi che, anche in ragione della loro concomitanza, hanno destato grande allarme tra i cittadini di Taranto: il sequestro da parte della magistratura delle collinette cosiddette ecologiche cui è seguita la chiusura delle scuole Deledda e De Carolis disposta dal Sindaco di Taranto in attesa che vengano effettuati gli accertamenti necessari a garantire che non ci siano rischi per la salute di chi le frequenta, il superamento in alcuni campioni di terreno della Salina Grande della concentrazione soglia di contaminazione per arsenico, berillio, vanadio, tallio, cobalto con conseguente Ordinanza del Sindaco di Taranto che ha vietato nell’area la produzione di alimenti e mangimi, scavi e asportazione di terreno, sollevamento di polveri, per prevenire potenziali rischi sanitari, il notevole incremento della diossina rilevata nei deposimetri di Masseria Carmine nei primi 10 mesi del 2018, il raffronto tra i primi due mesi del 2019 e lo stesso periodo del 2018 dei valori di IPA, benzene e acido solfidrico rilevati dalla centralina di monitoraggio interna allo stabilimento siderurgico.
A tutt’oggi, salvo errore, non abbiamo ricevuto risposta e, con noi, i cittadini di Taranto.
Taranto è stanca di attendere. Per questo, nei giorni scorsi ha urlato la sua rabbia, il suo dolore, la sua angoscia. E tornerà a farlo: perché non si può chiedere a nessuno di attendere in silenzio che, a posteriori, vengano confermati anche per il Piano Ambientale targato Arcelor Mittal i gravissimi rischi per la salute evidenziati da Arpa ed Ares Puglia e dalla ASL di Taranto nella Valutazione preventiva del Danno Sanitario effettuata prendendo a riferimento una produzione di otto milioni di tonnellate annue di acciaio ottenuta dal solo ciclo integrale ad A.I.A. del 2012 completamente attuata. Una valutazione che nessuno ha mai confutato, rispetto alla quale continuano a non essere fornite indicazioni concrete su come quei rischi possano essere scongiurati, riferita ad un’A.I.A. sovrapponibile per moltissimi elementi a quanto previsto dall’attuale Piano Ambientale.
Per questo torniamo a chiedere di disporre l’immediata effettuazione della VIIAS per lo stabilimento siderurgico di Taranto. C’è già una proposta di legge in tal senso depositata in Parlamento, ma i tempi del normale iter parlamentare confliggono con la necessità di fornire con urgenza risposte chiare e scientificamente validate alla comunità jonica in merito alle ricadute dell’impianto sulla salute dei cittadini e dei lavoratori.
Se è vero che l’attuale normativa sulla VIS non ne preveda l’effettuazione per gli impianti siderurgici, è altrettanto vero che non ci sono norme che impediscano di effettuarla. E, in ogni caso, ci sono a nostro avviso tutti i presupposti di necessità e urgenza che giustifichino l’emanazione immediata, da parte del Governo, di un decreto legge che ne disponga l’attuazione. Il Presidente della Regione Puglia e il Sindaco del Comune di Taranto hanno già indicato la volontà di procedere anche autonomamente ad effettuare una valutazione di impatto sanitario: sta al Governo decidere se vuole attenderne gli esiti o se intende promuoverla esso stesso facendo proprie le esigenze di informazione scientifica, trasparenza e chiarezza che i cittadini di Taranto rivendicano.
Nello stesso tempo ci preme evidenziare l’esigenza che il Governo chieda ad Arcelor Mittal informazioni precise e dettagliate riguardo l’ammontare della spesa effettuata da novembre ad oggi per le manutenzioni ordinarie e straordinarie degli impianti, le somme impegnate fino a fine 2019, la specifica degli impianti su cui sono state o saranno spese tali somme. Le poche notizie che filtrano dalla fabbrica non evidenziano, ad oggi, l’effettuazione di quella cospicua mole di interventi che parrebbe necessaria a fronte di impianti per i quali sono diffusamente richiesti interventi manutentivi. La salute e la sicurezza di chi lavora nell’ex ilva per noi vanno di pari passo con la salute e la sicurezza dei bambini e dei cittadini di Taranto: per questo servono – anche in questo campo- notizie e cifre certe, impegni chiari, trasparenti e verificabili. Le buone intenzioni e la rigorosa applicazione delle normative sulla sicurezza non sono sufficienti se ad esse non si accompagnano anche forti investimenti che consentano di incidere in profondità sullo stato degli impianti per abbattere i rischi di incidenti sul lavoro ed evitare incrementi di emissioni connesse al malfunzionamento e i conseguenti rischi per la salute in primis dei lavoratori.
Al Governo chiediamo infine che si proceda rapidamente ad istituire e mettere a disposizione di tutti i cittadini un portale in cui vengano indicati, prescrizione per prescrizione, in maniera chiara e di facile lettura, gli interventi previsti, le scadenze (correlate da avvisi che ne segnalino l’approssimarsi), le date delle visite ispettive previste, i risultati e le eventuali prescrizioni collegate alle ispezioni, tutti i dati dei monitoraggi in corso, aggiornati a scadenze prestabilite e messi in relazione sia con la quantità di acciaio prodotta che con i dati dei monitoraggi riferiti ai periodi precedenti, con i limiti previsti dalla normativa e con quelli ritenuti accettabili dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in poche parole tutto quanto è utile per monitorare in ogni momento l’effettivo rispetto degli impegni assunti da Arcelor Mittal e la situazione ambientale interna ed esterna allo stabilimento.
Restiamo in attesa di una risposta, che ci auguriamo sollecita e fattiva, anche a nome dei cittadini, dei lavoratori, dei bambini di Taranto.