Le proteste di questi giorni sono il frutto di un’esasperazione diffusa del tutto comprensibile. Sono passati quasi sette anni dai sequestri che hanno interessato l’ex Ilva e ancora alcuni nodi fondamentali non sono stati sciolti. Su tutti, la tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto. È pienamente legittima l’angoscia di chi teme che lo stabilimento continui a provocare malattie e morte, perché il piano ambientale inserito dal governo come “addendum” all’accordo fra Mittal e sindacati non contiene nessuna garanzia sotto questo aspetto. La Valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario (VIIAS), che dovrebbe permettere di stimare preventivamente le conseguenze sulla salute delle attività produttive, in quell’addendum non è entrata, nonostante fosse stata richiesta dai movimenti ambientalisti e da alcune sigle sindacali (Fiom). In questo modo il governo ha lasciato una vasta zona d’ombra che si proietta sul futuro dei tarantini e dei lavoratori del siderurgico.
Finalmente anche il Sindaco di Taranto sembra prendere atto di questa situazione e, in una dichiarazione rilasciata dopo il confronto con i rappresentanti di comitati e associazioni cittadine, assume il tema del rischio sanitario come la questione centrale nel rapporto fra la fabbrica e la città. Ci sembra però che il comunicato del primo cittadino presenti un elemento di debolezza: se si dovesse effettuare in questo momento – con una produzione che, in prospettiva, ancora si attesta sotto i 6 milioni di t/anno – una Valutazione del danno sanitario, molto probabilmente i risultati non sarebbero allarmanti e consentirebbero a Mittal di tacitare le proteste. Quello che va fatto quanto prima è una VIIAS, prendendo come riferimento le quote produttive che, stando al piano industriale di Mittal, lo stabilimento svilupperà nei prossimi anni.
Invitiamo pertanto il Sindaco Melucci e la sua Giunta ad avanzare questa richiesta in tutte le sedi opportune: davanti al governo e nei confronti della stessa azienda. Se la VIIAS dimostrasse la persistenza di un rischio sanitario inaccettabile nonostante tutti gli accorgimenti che Mittal prevede di realizzare, risulterebbe non più rimandabile una trasformazione del ciclo produttivo e/o un ridimensionamento strutturale della produzione. Dev’essere chiaro che è finito il tempo in cui erano le persone a doversi rassegnare alla logica del profitto.
Partito della Rifondazione Comunista
Federazione di Taranto