Code chilometriche, solo per entrare a lavorare, ai tornelli delle portinerie dello stabilimento ex Ilva gestito da ArcelorMittal. Gli operai delle ditte in appalto che devono andare al lavoro giungono alle portinerie intorno alle 5 di mattina per entrare in servizio nel turno di lavoro in orario, alle ore 7. Per assurdo non c’è neanche la soddisfazione, una volta arrivato il proprio turno di ingresso, di timbrare il cartellino, il badge. Già, perché queste code vengono causate proprio dall’assenza dei cartellini personali perché l’azienda non fornisce i materiali per stamparli e quindi l’operaio all’ingresso della fabbrica deve identificarsi con una firma. Ogni giorno lo stesso calvario davanti a portinerie che non hanno una copertura o una struttura idonea alla ricezione di questi flussi e quindi si attende in fila sottoposti alle intemperie e alle temperature di questi mesi invernali.
Non c’è solo questo disagio per i lavatori che entrano nella fabbrica gestita da chi dalla metà di settembre ha promesso ingenti investimenti: dopo il calvario alle portinerie per gli operai delle ditte in appalto gli operai assunti da ArcelorMittal vivono anche l’inadeguatezza degli indumenti di lavoro ed in particolare dei DPI (Dispositivi Protezione Individuale) che scarseggiano a partire dai più importanti, le tute. Quelle attualmente utilizzate sono oramai logore e vanno sostituite ma le tute nuove fornite da ArcelorMittal saranno disponibili non prima del mese di giugno. Addirittura, alcuni operai vengono dirottati nel reparto che ospita la lavanderia a cui vengono forniti indumenti già usati che appartenevano a operai non più operativi, quelli posti in Amministrazione straordinaria.
“Come è possibile che dopo tante promesse di investimenti non si forniscono i DPI per consentire all’operaio di lavorare in sicurezza? Questa mattina, parlando con alcuni lavoratori, – dichiara il coordinatore provinciale dell’USB Taranto, Francesco Rizzo – ho avuto l’impressione che i più “moderati” avvertano già il degrado delle condizioni di lavoro rispetto al periodo di gestione dell’Amministrazione straordinaria. Come da accordo, inoltre, alle 10.700 unità previste mancano ancora più di 100 lavoratori da collocare in tutto il gruppo a causa del fatto che in siti, ad esempio, come Milano non c’è più la disponibilità di assunzione e quindi questi numeri potrebbero essere dirottati nel sito tarantino; circa 30 assunti ed inquadrati in alcune posizioni non erano previsti da questo accordo, quindi non li consideriamo nel conteggio che ancora oggi non è completamente rispettato. E’ davvero assurdo, ad esempio, che sul sito web di ArcelorMittal – conclude Rizzo – si cerchi la figura da impiegare, per il sito di Taranto, di “DEVELOPER AS400 “ mentre chi oggi è in AS, e ha queste caratteristiche, da ArcelorMittal non è stato chiamato e quindi è in cassa integrazione”.