Sono stati oltre 11.500 i visitatori che in quattro giorni di apertura, dalla sera del 20 febbraio a quella del 24 febbraio, hanno varcato la soglia della chiesa del Carmine di Taranto per visitare la seconda edizione della mostra “Facies Passionis” che, attraverso dieci statue delle processioni della Settimana Santa, ha voluto raccontare la Passione di Gesù e, al tempo stesso, veicolare un messaggio di fede e di arte, sottolineando il ruolo positivo delle Confraternite. Quest’anno, oltre alla Puglia, era rappresentata anche la Sicilia con Trapani, presente con due statue del Ceto muratori e scalpellini e del Ceto calzolai, calzaturieri e pellettieri. Diversi anche i gruppi statuari esposti, tutti di grande impatto emozionale e visivo.
I numeri finali del 2019 migliorano il bilancio, già positivo, dell’edizione del 2018 (10mila visitatori), nonostante le avverse condizioni meteo, soprattutto sabato scorso, che hanno creato qualche difficoltà a chi potenzialmente era intenzionato a visitare la mostra.
La giornata di domenica si è conclusa al Castello Aragonese con un incontro dei priori delle Confraternite partecipanti, cui è seguita la messa nel Santuario della Madonna della Salute, nella città vecchia, celebrata dal monsignor Marco Gerardo, padre spirituale dell’Arciconfraternita del Carmine di Taranto e organizzatrice dell’evento. Ed è stato proprio monsignor Gerardo a concludere l’incontro con i priori e i rappresentanti dei sodalizi partecipanti alla manifestazione. Ringraziando questi ultimi per la loro presenza a “Facies Passionis”, monsignor Gerardo ha detto: “Siete stati tutti coraggiosi nel rompere le barriere del pregiudizio, dell’abitudine e del timore. Perché non sempre è facile per voi decidere di portare fuori dalle vostre città e dai vostri paesi i simulacri a cui tenete e che custodite con tanta cura. Certo, non sempre queste ritrosie sono sincere. A volte, sono motivate dal fatto che non si vuole
consentire che altri organizzino cose che si vorrebbero organizzare per proprio conto. Ma voi, stando qui tutt’insieme, avete superato questi limiti”.
Alle Confraternite e ai sodalizi, don Marco ha quindi affidato una mission: favorire il dialogo intergenerazionale. “Un tempo il linguaggio tra generazioni restava immutato anche per 40 anni; oggi, invece, cambia e si evolve rapidamente. Il vostro vocabolario, però, è rimasto immutato. A quanti vi si avvicinano, e sono tantissimi i giovani e i giovanissimi, parla ancora oggi di passione, fede, emozione, tradizione. È qui la vostra attrattività. E allora – ha detto monsignor Gerardo – questa sia anche la forza che attraversa le generazioni”. Il padre spirituale del Carmine ha quindi lanciato una proposta: “Si formino gruppi di lavoro tra quanti, nelle Confraternite, sono docenti, genitori e catechisti in modo da predisporre delle schede che diffondano i termini della fede e aiutino le generazioni a comprenderli. Questa è un’opera che nemmeno le parrocchie fanno. Se lo facessero le Confraternite, renderebbero un servizio ulteriore alla Chiesa”.
Ad aprire gli interventi era stato il priore dell’Arciconfraternita del Carmine, Antonello Papalia: “In questi giorni abbiamo ricevuto tante segnalazioni da parte di Confraternite che si sono già proposte per l’edizione 2020. Penso che abbiamo dato prova di come non viviamo questi momenti in modo ripetitivo e meccanico. E stare insieme in questa mostra, ha creato nuovi rapporti e nuove relazioni tra di noi”. “Dobbiamo essere cristiani e credibili – ha aggiunto dal canto suo il priore della Confraternita Santissimo Crocifisso di Gallipoli, Francesco Zacà – e quando il Carmine ci ha fatto la proposta della mostra, abbiamo detto subito sì, perché è un’Arciconfraternita con una storia molto importante”.
Per Fernando D’Onghia, vice priore della Confraternita del Carmine di Mottola, “sono stati giorni intensi. Anche se siamo a chilometri di distanza, e a volte anche molto lontani, le emozioni che viviamo con la Passione sono le stesse”.
Davide Abbinante, presidente del comitato Riti Settimana Santa di Valenzano (Bari), ha messo in risalto come anche la musica dei Riti abbia un ruolo importante. “Il repertorio musicale della Passione parla pugliese – ha affermato – e dobbiamo valorizzarlo insieme ai Riti perché la Puglia non è solo pizzica o taranta”.
Di “esperienza bellissima” e di nuovi rapporti intessuti in questi giorni a difesa di un patrimonio di arte e di spiritualità, ha poi parlato Domenico Strazio, priore della Confraternita Sant’Anna di Trinitapoli (Foggia), mentre Giuseppe Speciale, priore
della Confraternita Natività e Dolori di Martina Franca (Taranto) ha indicato in “conoscere, condividere e crescere” il percorso comune che le stesse Confraternite
devono fare.
Pierpaolo Gallone, in rappresentanza delle Confraternite di Carbonara (Bari), ha sostenuto che “Facies Passionis” ha costituito anche occasione “per promuovere l’arte sacra e far conoscere ad un pubblico vasto veri e propri capolavori”.
“Queste giornate di Taranto ci hanno detto che abbiamo molto da condividere con le altre realtà – ha rilevato poi Pietro Robles, segretario dell’Associazione Ultima Cena di Palese (Bari) -. E portare nelle strade Cristo sofferente e crocifisso deve anche farci avvicinare ulteriormente ai fratelli che sono nella sofferenza, altrimenti le nostre processioni si limiterebbero ad un semplice trasporto di statue”.
Non sono mancati, in alcuni interventi, gli apprezzamenti per Taranto. “Una città bellissima, che spesso viene raccontata in altro modo, ma Taranto non è solo inquinamento” è stato osservato.
Ricordiamo che “Facies Passionis” era stata inaugurata la sera del 20 febbraio dall’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro. Oltre all’Arciconfraternita del Carmine, hanno contribuito alla seconda edizione l’Arcidiocesi di Taranto, il Comune di Taranto, la Regione Puglia, presente per la prima volta con l’assessorato all’Industria turistica e culturale, il Teatro Pubblico Pugliese e Piil Cultura, e la Banca di credito cooperativo di San Marzano di San Giuseppe (Taranto).