E’ un importante passo verso la riapertura dei traffici al Molo polisettoriale di Taranto la sentenza del Tar che ha dato ragione all’ ADSP del Mar Jonio. Tuttavia, avendo realmente a cuore le sorti di una importante infrastruttura del Mezzogiorno come il porto di TARANTO, al contrario dei soliti ben noti facilitatori, dei sindacati, di quei politici che esultano senza nemmeno conoscere, ad oggi almeno ufficialmente, il piano industriale dell’investitore non intendo illudere i circa 500 lavoratori della Taranto Port Workers Agency che rientreranno a lavoro, si spera, molto gradualmente nel corso di alcuni ANNI ma soprattutto non voglio illudere le migliaia di disoccupati che già chiedono dove inoltrare domande di lavoro “al porto” considerando peraltro che altre realtà vicine come quella di Gioia Tauro hanno annunciato proprio in questi giorni esuberi per circa 500 unità. Ciò a significare la grave crisi del traffico merci a livello globale. Sono invece abituato a pormi delle domande e a sottoporre delle valutazioni costruttive alla comunità, indicazioni che mirano ad implementare un ragionamento che vorrebbe, per quanto possibile, evitare il ripetersi degli errori passati. In data 12 novembre 2018 La Ylport si è impegnata ufficialmente a costituire una società di diritto italiano con un capitale sociale interamente versato di 5 milioni di euro. In data 22 gennaio 2019 è stata costituita la Terminal San Cataldo Spa che ha sede a Milano, e quindi non a Taranto, costituita al 100% da un socio, la Terminal San Cataldo B.V. con sede ad Amstelveen in Olanda con un capitale sociale di 50 mila euro. Pertanto, sebbene nel Cda di questa società compaiano a livello individuale importanti rappresentanti di Ylport, quest’ultima gestirebbe il terminal tarantino indirettamente per ben 49 anni (come peraltro acconsentitogli) attraverso un socio olandese di nuova costituzione e di cui non si conosce la composizione societaria. Questa situazione pone immediatamente una rilevante valutazione economica negativa circa l’apporto fiscale diretto che Ylport fornirà al Comune di Taranto e quindi al nostro territorio, relativamente al pagamento delle imposte oltre che alla parte piu’ importante del fatturato che a Taranto non finirà. E’ una esperienza già vissuta con altre realtà industriali e che andrebbe assolutamente evitata. Inoltre visto il recente passato dovremmo ragionare ORA su delicate questioni come ad esempio i futuri rapporti con l’investitore, oggi positivi, domani chissà, in relazione a soggetti probabilmente così non facilmente raggiungibili. L’esperienza negativa TCT deve pur aver insegnato che lineari connessioni tra investitori, istituzioni e tutti i portatori di interesse locali si costruiscono nel tempo senza stendere nell’immediato metaforici tappeti rossi a chiunque. Il tutto senza considerare problematiche di carattere strutturale ed operativo che attanagliano ancora oggi il nostro porto, e tutt’ora irrisolte. L’auspicio finale è che la rappresentante del comune di Taranto nel Comitato di Gestione Portuale, Avv. Simona Coppola, che il consiglio comunale non ha il piacere di conoscere, prenda nota di questo comunicato stampa e ne tenga debito conto affinchè le premesse iniziali per l’insediamento di Ylport nel porto di Taranto vengano sin da subito mantenute.
Consigliere Comunale Massimo Battista.