«Con la nuova edizione di “Facies Passionis” proveremo a superare gli straordinari risultati ottenuti lo scorso anno». Lo ha affermato Antonello Papalia, priore dell’Arciconfraternita del Carmine, nel corso della presentazione alla stampa della mostra di simulacri venerati durante la Settimana Santa nel sud Italia. «Quest’anno – ha spiegato Papalia – si tratta di una sfida ben più complessa, perché dodici mesi fa era una novità per chiunque e abbiamo dovuto convincere le confraternite di Puglia a donarci per pochi giorni i loro tesori più cari, ma quest’anno dobbiamo provare a superare il grande successo del 2018: per farlo abbiamo pensato quindi di valicare i confini regionali e dare all’evento un respiro ben più ampio». E la prima novità annunciata in conferenza stampa, infatti, riguarda proprio la presenza alla mostra di statue siciliane: «Ci saranno due simulacri che arriveranno da Trapani, grazie all’Unione delle Maestranze che organizza una processione meravigliosa: si tratta di un corteo di ben 22 statue che dura 24 ore. Un rito antichissimo di cui si hanno tracce documentali già nel 1612. Siamo orgogliosi di questo risultato e vogliamo ringraziare il Vescovo di Trapani, monsignor Pietro Maria Fragnelli, figlio di questa terra e che guida la diocesi sicula, che ha creduto e incoraggiato questo nuovo legame perché, come noi, crede che gli scambi e i confronti siano fonte di ricchezza per tutti». Papalia ha poi spiegato che la mostra sarà arricchita dalla presenza di diversi altri simulacri provenienti da tutta la Puglia. Dal 20 al 24 febbraio saranno esposte, oltre alla Flagellazione e a Ecce Homo provenienti dal capoluogo siciliano, anche il Cristo al Santo Sepolcro di Bitonto, la Pietà di Trinitapoli nel Foggiano; dal Barese arriveranno «L’ultima Cena» di Palese, «Il trasporto» di Carbonara e La Spoliazione di Valenzano; da Gallipoli «Gesù Crocifisso» detto «Il Calvario» e poi «L’Addolorata» di Martina Franca e infine «La Caduta» di Mottola. La confraternita del Carmine, invece, esporrà il Gesù Morto da qualche giorno
rientrato in chiesa dopo due mesi di restauro. «Si tratta di statue – ha aggiunto Papalia – in grado di suscitare emozioni uniche».
Il padre spirituale, monsignor Marco Gerardo, ha sottolineato il valore che le confraternite assumono anche dal punto di vista culturale e non solo: «ancora oggi – ha infattiu sottolineato – soffermarsi a contemplare un’opera d’arte e un gesto d’amore come quando guardiamo negli occhi una persona amata. Queste immagini sono una grande espressione di forma artistica. L’arte, in questo caso, diviene veicolo di cultura e di Vangelo. Attraverso Facies Passionis si sviluppa infatti un racconto con semplicità e con sensorialità. Semplicità, perché guardando queste statue, tutti possono capire la sofferenza di Cristo in quei momenti, e non c’è bisogno di essere provvisti di strumenti di comprensione teologica; sensorialità perché attraverso i corpi, i volti e i colori si trasmette anche un’emozione forte».
Durante i giorni della mostra, che sarà ad accesso libero ed è promossa oltre che dall’Arciconfraternita del Carmine di Taranto e dall’Arcidiocesi di Taranto anche dal Comune di Taranto, dalla Regione Puglia, dal Teatro Pubblico Pugliese e dall’Università di Bari, si terrà un convegno nella sede dell’Università che focalizzerà il ruolo delle confraternite tra arte, fede, diritto e terzo settore. Interverranno tra gli altri l’Arcivescovo Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio Consiglio per i testi legislativi (l’equivalente per la Chiesa della nostra Corte Costituzionale) e il generale Caudio Vincelli, comandante delle Unità specializzate dei Carabinieri per la tutela del patrimonio artistico e culturale.
All’incontro con la stampa ha preso parte anche monsignor Emanuele Ferro, portavoce dell’Arcivescovo Santoro: «la religiosità popolare – ha detto – offre alla Chiesa l’opportunità di stare nelle strade e conquistare un consenso che non è scontato in una società come la nostra. Senza trascurare, poi, che così si avvicinano tantissime persone. Persone che magari non sono disposte ad ascoltare le parole della fede, ma sonodisposte invece a vedere e a lasciarsi emozionare dai volti della fede».