Sono ormai di casa Ale&Franz all’Orfeo di Taranto. Dopo il sold out con “Tanti Lati Latitanti”, il duo torna sul palco dell’ultra centenario teatro tarantino con un nuovo spettacolo, “Nel nostro piccolo”, in scena il 6 febbraio alle ore 21.
“Nel nostro piccolo” è un viaggio alla ricerca del punto di partenza degli artisti, quello che ha mosso la loro voglia e ricerca di comicità. È il racconto di un mondo visto dalla parte di chi ha il coraggio di palesare le proprie idee, di vedere dentro la vita di ognuno.
È il racconto delle piccolezze, delle sconfitte, delle paure che ci accompagnano, sempre ridendo. Il coraggio di vivere storie non sempre vincenti. La forza di trasmettere emozioni vere: i fallimenti di una vita, la delusione degli ideali, la conoscenza profonda di sentimenti penetranti, come l’amore e la gioia della vita. Ridendo ovviamente. Perché ridendo riusciamo a scoprire i nostri difetti e la risata è il nostro veicolo fondamentale per riuscire a parlare di noi senza prenderci troppo sul serio.
Nel costruire le tappe di questo percorso gli artisti si imbattono in quelli che possono essere considerati dei punti fermi: Giorgio Gaber e Enzo Jannacci. Loro sono stati la scintilla che ha permesso di vedere l’uomo come il centro di tutto. Conoscere il suo mondo. Vederlo mentre ci gira intorno. Un mondo, sofferto e gioioso, colorato e grigio, assolato e buio. Ma sempre e comunque un mondo vero, reale. Senza timori, senza remore. Gaber e Jannacci hanno mostrato che chi si muove e vive accanto al nostro fianco, chi cammina nelle strade, chi respira la nostra stessa aria, sono uomini, persone, uguali a noi. Perché un amore andato male è una storia che abbiamo sentito mille volte, e mille volte ancora sentiremo. D’altronde, le emozioni non finiscono mai.
Porteranno tutto questo e tanto altro Ale&Franz sul palco del Teatro Orfeo; porteranno quei pensieri, quelle parole, quelle note, in cui c’è anche il punto di partenza, la loro piccola storia. Il loro piccolo, insomma. E racconteranno la fortuna di aver potuto respirare la stessa aria che Gaber e Jannacci hanno respirato a Milano in quegli anni. Sempre ridendo.