Le serie storiche dell’Istat, pubblicate il 20 dicembre scorso, riferite ai principali aggregati dal 2008 al 2017 del mercato del lavoro nei 611 SLL (Sistemi Locali del Lavoro) dislocati sull’intero territorio nazionale, traducono in numeri e confermano la fondatezza delle progettualità che hanno contraddistinto le battaglie vertenziali della Cisl a tutti i livelli, per ridurre, se non proprio azzerare, il gap economico, sociale, produttivo ed occupazionale Nord-Sud del Paese.
La rappresentazione per i sistemi locali del lavoro è frutto dell’applicazione di un modello di stima per piccole aree che utilizza le informazioni provenienti dalla rilevazione sulle forze lavoro e altre variabili ausiliarie di fonte anagrafica per stimare occupazione, disoccupazione e forze di lavoro per gli oltre 600 sistemi locali, definiti tramite una metodologia applicata ai dati censuari del 2011, che considera i flussi anche per motivi di pendolarismo delle persone, studenti compresi, tra i territori senza tenere conto della geografia amministrativa territoriale.
Considerato che dietro ogni tabella numerica, nelle statistiche, esistono sempre persone ed aggregati familiari, con i rispettivi bisogni e dignità valoriali, fa specie constatare, ad esempio, come nel 2017 non compaia alcun sistema locale del Mezzogiorno tra quelli con il tasso più alto di occupazione, né tra quelli con tasso di disoccupazione relativamente contenuto.
E se Taranto viene annoverata tra i centri urbani (capoluoghi di Regioni e di Province), di forti tradizioni e di grande storia, che con il loro dinamismo attraggono e stimolano i territori confinanti, innescando domanda e offerta di lavoro, avviando più velocemente le riconversioni post-crisi, questo è la conferma qui, della presenza di tante eccellenze produttive diversificate, non solo industriali, come anche di potenzialità settoriali ancora inespresse.
Come Cisl, con tutte le Federazioni, in questi anni, con importanti iniziative anche di valenza nazionale abbiamo avanzato proposte per un percorso concertativo in modo da portare avanti con forza la costituzione di un fronte comune e condiviso, realizzato “in primis” tra Istituzioni, Enti Locali, organizzazioni sociali e imprenditoriali con il sostegno della rappresentanza parlamentare e consiliare regionale di questo territorio.
Occorre, pertanto, ridefinire una strategia di squadra, concertativa e propositiva, capace di rafforzare la capacità contrattuale del territorio nei confronti del Governo nazionale e di quello regionale.
In tal senso, serve riprendere il percorso avviato con il Contratto Istituzionale di Sviluppo per l’Area di crisi di Taranto, così come occorre un’accelerazione per la definizione delle procedure e degli atti delle due Zes pugliesi, opportunità fondamentali per rafforzare la competitività dei rispettivi porti; due strumenti questi – Tavolo Cis e Zes – che possono cambiare realmente e positivamente nei prossimi anni gli attuali freddi dati Istat, con l’obiettivo del recupero del divario tra Nord e Sud.
E ciò trova ancor più fondamento nell’azione del Sindacato confederale con la forte richiesta al Governo nazionale di porre mano a processi redistributivi e di coesione sociale, attivando investimenti in infrastrutture materiali, immateriali in grado di assecondare innovazione nei processi produttivi, valorizzazione del turismo, modernizzazione dell’agricoltura, del sistema scolastico, formativo e della ricerca, l’economia del mare, così come la legalità e la prevenzione da infiltrazioni malavitose, politiche sanitarie, socio-sanitarie e politiche migratorie efficaci ed adeguate, l’ambientalizzazione, la messa in sicurezza del territorio, l’implementazione di politiche industriali, sempre più conciliabile con il territorio e del manifatturiero Made in Italy.
In queste forti rivendicazioni, troviamo in toto la vertenza del Mezzogiorno e dell’intero territorio ionico, lanciata unitariamente da tempo per dare corpo a processi virtuosi di occupazione legati alla domanda e all’offerta di lavoro attraverso anche valide ed idonee politiche territoriali.
Certo, considerati i deludenti contenuti approvati, nella Legge di Bilancio 2019, le premesse per una corretta contrattazione sociale non sembrano delle migliori ma è nostro dovere insistere nella rivendicazione di un confronto, che auspichiamo si realizzi prima della manifestazione nazionale unitaria di protesta, già preannunciata per il 9 febbraio prossimo a Roma, perché è quanto ci sollecitano, con insistenza, i lavoratori, i pensionati, i giovani che risultano – quest’ultimi – tra i più penalizzati nella valutazione della serie storica, dell’Istat analizzata .
Siamo convinti come Cisl che la risposta, a tutto ciò, non potrà essere nemmeno in quella sorta di autonomia regionale differenziata divenuta, nelle ultime settimane in Puglia una sorta di progetto bandiera, che forzatamente e con particolare azzardo si vuol portare avanti; scelta, per quanto ci riguarda, non condivisibile poiché se dovesse accadere, sarebbe un ulteriore rallentamento per l’effettivo rilancio dello sviluppo economico dei nostri territori e delle regioni del Sud in particolare.
Al contrario, il Mezzogiorno, la Puglia, Taranto con gli altri capoluoghi di provincia, come ribadito con i vari livelli della nostra Organizzazione, necessita di rimanere al centro di un sistema sociale ed economico fondato sulla solidarietà nazionale e su una corretta distribuzione delle risorse che assicuri livelli essenziali di prestazioni e di compensazioni in quanto realtà geografica più debole dove, appunto, il saldo fiscale è inferiore poiché inferiori sono occupazione e salari.
In queste aree territoriali vanno incentivati imprese e investitori, impegnando risorse aggiuntive nelle aree territoriali del Mezzogiorno, la cui economia rimane ancora debole e svantaggiata.
Antonio Castellucci