Legambiente ha scritto oggi a Lakshmi N Mittal, amministratore delegato di Arcelor Mittal, e Matthieu Jehl, amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia. Nella lettera, firmata da Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, l’associazione chiede ai vertici dell’industria siderurgica di esprimersi sulla proposta di effettuare una valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario dello stabilimento di Taranto.
Ne riportiamo di seguito il testo integrale.
Gentilissimi,
nel sito di Arcelor Mittal Italia, l’impegno dell’azienda per il territorio viene così definito:
“Instaurare un dialogo aperto e collaborativo è il primo passo del nostro impegno verso le comunità locali in cui operiamo. Il nostro obiettivo è lavorare come partner delle stesse, ascoltare e comprendere le loro esigenze ed aspettative nei confronti del futuro di ArcelorMittal Italia. Desideriamo cooperare insieme per la creazione di una comunità più coesa ed essere sempre chiari e trasparenti riguardo le nostre prestazioni e piani aziendali per consentire alle persone di conoscere la nostra visione”
Come voi sapete le emissioni inquinanti dello stabilimento siderurgico di Taranto sono fonte di grande allarme per i cittadini, giustamente preoccupati per le loro conseguenze sulla salute e sull’ambiente e, in tanta parte, scettici sia sull’effettiva attuazione degli impegni assunti per l’attuazione del Piano Ambientale che sulla efficacia degli interventi previsti.
C’è un processo penale in corso cui è affidato il compito di accertare le responsabilità riguardo le morti e le malattie che hanno colpito tanti bambini, tanti uomini e donne, e, tra loro, tanti lavoratori della Italsider prima e dell’Ilva poi: esso riguarda il passato, un passato che non vogliamo ritorni. Oggi, guardando al futuro, quel passato e un presente tuttora foriero di preoccupazioni, ci fanno dire che per prima cosa dobbiamo essere certi che l’attività dello stabilimento siderurgico di Taranto non sia fonte di nuovi danni alla salute e all’ambiente, di nuove morti e malattie.
Conterà molto la piena e puntuale attuazione delle prescrizioni previste dal Piano Ambientale e degli impegni assunti con l’addendum. Conterà molto il tempo in cui tutto ciò avverrà. Perché tanto, troppo tempo è già inutilmente passato, e perché – nel frattempo – la popolazione rimane esposta alle emissioni di impianti ancora privi degli interventi previsti. Ma conterà molto anche quanto acciaio verrà effettivamente prodotto e quali tecnologie, quali processi produttivi saranno utilizzati, essendo evidente che gli impatti ambientali e sanitari saranno maggiori quanto più elevata sarà la produzione riveniente da un ciclo integrale fondato sul carbone.
Noi partiamo da un dato scientifico certo: la valutazione preventiva del danno sanitario resa pubblica da ARPA Puglia nel maggio 2013 con “Valutazione del Danno Sanitario Stabilimento ILVA di Taranto ai sensi della LR 21/2012 Scenari emissivi pre‐AIA (anno 2010) e post‐AIA (anno 2016)”, effettuata sulla scorta delle prescrizioni allora contenute nella Autorizzazione Integrata Ambientale, e che evidenziava il permanere di rischi per la salute anche ad A.I.A. completamente attuata. Ne riportiamo le conclusioni:
“La valutazione del rischio cancerogeno inalatorio prodotto dalle emissioni in aria dello stabilimento ILVA di Taranto ha evidenziato, sia per il quadro emissivo 2010 che per lo scenario successivo all’adempimento all’AIA, una probabilità aggiuntiva di sviluppare un tumore nell’arco dell’intera vita superiore a 1:10.000 per una popolazione di circa 22.500 residenti a Taranto (situazione precedente all’AIA) e per una popolazione di circa 12.000 residenti a Taranto (situazione post‐AIA). Il quadro epidemiologico mostra, in riferimento ai risultati dello studio “Sentieri”, uno stato di compromissione della salute della popolazione residente a Taranto, con tassi di mortalità significativamente superiori alla media regionale per la quasi totalità del periodo e delle cause esaminate. Anche i risultati di uno studio di coorte sulla mortalità e morbosità nell’area di Taranto mostrano come i quartieri più vicini alla zona industriale presentino un quadro di mortalità e ospedalizzazione superiore al resto dell’area studiata”
Per questo crediamo che oggi sia indispensabile effettuare una V.I.I.A.S. (valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario) per lo stabilimento siderurgico tarantino che prenda in considerazione lo scenario conseguente alla piena attuazione di tutti gli interventi previsti dall’attuale Piano Ambientale sia in riferimento alla capacità produttiva indicata nell’addendum che a capacità inferiori e a diversi mix di processi produttivi. I suoi esiti potranno infatti fornire risposte validate scientificamente in merito alle ricadute dell’impianto sulla salute dei cittadini e costituire un solido presupposto per un rapporto di cooperazione e per una comunità più coesa.
Se ritenete che le innovazioni e gli accorgimenti che intendete adottare siano in grado di annullare quei rischi che la valutazione del 2013 di Arpa Puglia evidenziava, pensiamo dovreste essere i primi a chiedere l’effettuazione, in tempi rapidi, della V.I.I.A.S. per lo stabilimento di Taranto, impegnandovi a produrre con le modalità produttive e per le quantità che, in base agli esiti ottenuti, non presentino rischi inaccettabili per la salute.
Noi pensiamo che il futuro dell’acciaio sia in una produzione “decarbonizzata”, capace di abbattere drasticamente le emissioni inquinanti. Ma passeranno anni, prima che diventi realtà. Dobbiamo tutti, perciò, lavorare per costruire questo futuro e preoccuparci di fare in modo che gli anni che ci separano da esso non siano segnati da danni inaccettabili, da dolori e sofferenze che sarebbe stato possibile evitare.
Crediamo che possa essere un obiettivo comune. Per questo vi chiediamo di esprimervi in modo chiaro e trasparente sulla proposta di una V.I.I.A.S. per Taranto: il futuro si costruisce adesso.
Disponibili al confronto, vi porgiamo i nostri saluti