Stupisce non poco l’atteggiamento di parlamentari del M5S in merito alle problematiche dell’ Ital Cementi di Taranto.
Dopo la pre-intesa con la Regione Puglia, alla metà del mese sarà firmato al Ministero del Lavoro la proroga per altri dodici mesi della cassa integrazione straordinaria per i 67 dipendenti.
E’ una buona notizia, ma è sempre una soluzione provvisoria che non garantisce nulla per gli anni prossimi, come ha sottolineato Francesco Bardinella, segretario della Fillea CGIL di Taranto. Infatti, pur essendo stata chiarita sul versante giudiziario la vicenda della tipologia di cemento usata dall’azienda, l’azienda stessa non la può ancora utilizzare.
E’ un tema che non può essere risolto con una specie di scarico di responsabilità, come sembra fare chi invece oggi è chiamato, a livello nazionale, ad atti di responsabilità, quando invece afferma che molte aziende pretendono fondi statali per lavori di bonifica e di ristrutturazione, mentre dovrebbero provvedere in proprio.
Posizione giusta in astratto, ma che stride con la necessità che i lavoratori abbiano una prospettiva certa, non legata a un gioco di rimpallo fra Governo e aziende. Specie se si tiene conto del fatto che molte altre aziende dell’area di crisi di Taranto che lavorano per l’indotto ex ILVA – comprese quelle che lavorano al risanamento ambientale – hanno lavoratori in cassa integrazione con scadenza 2019.
Se si prosegue con il semplice prendere atto che il Governo non intende intervenire andrà a finire che anche l’ulteriore periodo di cassa integrazione giungerà al termine e i problemi saranno ancora sul tappeto, col rischio che i lavoratori vengano licenziati.
Approfondisca la vicenda, chi oggi è al Governo a Roma, della tipologia di cemento, e se quanto afferma Bardinella risponde a verità, come sembra acclarato, si adoperi di conseguenza senza attaccare chi svolge bene il suo dovere di tutela dei lavoratori.
Mino Borraccino
Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia