Ancora commissariamento, ancora elezioni a poco più di un anno da quelle spesso segnate da attacchi che con la politica avevano poco a che fare, rispetto a un territorio in sofferenza che chiede con insistenza unità di intenti in un periodo di profonda crisi.
Se qualcuno non abbia ancora un’idea su cosa possa essere la crisi, faccia un giro nel cuore della città e si metta una mano sulla coscienza. Non è il caso di lasciare Taranto ancora per un anno in simili condizioni. La chiusura giornaliera di attività alle porte delle festività natalizie sono un altro pessimo segnale, per la città, dunque per gli stessi residenti.
Sei mesi di inoperosità in vista di possibili nuove elezioni, insieme con una nuova Giunta da formulare ancora con il bilancino del farmacista di un tempo, o ricampionare a seconda di nuovi asset politici, rappresenterebbero una nuova sciagura per la città. Sei mesi di “non governo” significano non avere interlocutori sui diversi temi, dall’industria al commercio, passando per l’artigianato che prima di altri avverte una crisi senza fine. Significa provocare danno a progetti in cantiere, attività prossime al “via”, non avere confronto su questioni urgenti da affrontare.
Le dimissioni di un sindaco sono la spia di una vita “non solo politica” che vive Taranto: provocare discontinuità è non voler bene a questa città. Ci chiediamo quanto sia corretto siglare un patto, debole evidentemente, provare a consolidarlo con una stretta di mano e poi provocare uno sgambetto. Non entriamo nel merito dei “numeri” delle elezioni a presidente della Provincia, indicato come un presunto appello che il sindaco Rinaldo Melucci avrebbe fatto per comprendere alleanze e opposizione a Palazzo di Città.
La nostra esperienza dice quanto una stretta di mano sia più importante di qualsiasi altra cosa: non carta bollata, ma cuore e passione, quanto in certi momenti è vistosamente mancato a questa città. Non entriamo nel merito di assenze o mancanza di numero legale in occasione di temi strategici a questa città.
L’invito di Confartigianato, Confesercenti, Cna e Unsic dunque, è uno solo: ritrovare l’armonia, valorizzare la stima di elettori che hanno consegnato nelle mani di ciascun consigliere le proprie aspettative, evidentemente indirizzate a una città migliore.
Chiunque si sia recato alle urne, crediamo abbia espresso nome e coalizioni per il bene di Taranto, non certamente con lo scopo di restituire dopo un anno una città a un immobilismo, modalità più deleteria di quanto non sia una crisi politica.
Taranto, 14 novembre 2018
CONFARTIGIANATO TARANTO
CONFESERCENTI TARANTO
CNA TARANTO
UNSIC TARANTO