Da quando sono stata eletta alla Camera dei Deputati ho cominciato a subire attacchi di ogni tipo e da ogni versante. Calunnie, insulti e “auguri” di qualsiasi male mi sono stati rivolti, ma ho cercato di capire la situazione e di andare avanti facendo il mio lavoro di parlamentare.
Appena un paio di giorni fa ho presentato un’interpellanza al presidente del Consiglio dei Ministri e al ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare con cui chiedo di sapere se “intendano adottare modifiche normative volte ad incidere sull’art.2 comma 6 del Decreto legge n. 1 del 2015 modificato dall’art. 1 comma 4 del D.L. n. 98 del 2016.” Sì, in pratica ho chiesto se ritengano intervenire sulla ormai notissima immunità penale ed amministrativa concessa ai gestori dello stabilimento Ilva. Ebbene, questa mia iniziativa non deve essere piaciuta alla “Associazione Marco Pannella” che con una sua nota ha vibratamente contestato quanto viene illustrato nell’interpellanza in oggetto quasi come se le dispiacesse che avessi sollevato nuovamente (sulla questione ho già presentato un’interrogazione a settembre) “il problema dell’immunità penale ed amministrativa”, una vera e propria stortura giuridica retaggio di governi passati.
Che quella della “Associazione Marco Pannella” sia una replica sfacciatamente “di parte” lo si intuisce già dal roboante titolo che la presenta (“I 5s attribuiscono responsabilità a chi c’era prima per non assumersela ora che si sono loro. Così su Ilva riportano dati vecchi come attuali, per non occuparsi di quelli futuri”), ma su questo si può soprassedere non prima, però, di aver rispedito al mittente l’inopportuno invito a studiare con maggiore attenzione i dati scientifici riguardo la situazione ambientale di Taranto.
Invece, meritano approfondimenti alcuni punti della nota, a partire dai dubbi che vengono sollevati sulla veridicità della dichiarazione del direttore del settore qualità della vita della Commissione europea, dott.ssa Veronica Manfredi, in risposta ad alcuni quesiti formulati dalla Regione Puglia. Secondo la “Associazione Marco Pannella”, avrei utilizzato nell’interpellanza un parere espresso dalla dott.ssa Manfredi senza preoccuparmi di verificarne l’ufficialità e accontentandomi di notizie apparse sulla stampa. Non ritenendo di dover giustificare alla “Associazione Marco Pannella” le mie scelte, noto invece una malcelata diffidenza sempre da parte della “Associazione Marco Pannella” verso chi quotidianamente svolge la delicatissima professione di giornalista. Già, perché la “Associazione Marco Pannella” dovrebbe sapere che una notizia prima di essere pubblicata viene sottoposta ad una serie di verifiche proprio per evitare la diffusione di fatti non rispondenti alla verità. Di conseguenza, adombrando perplessità sul contenuto della notizia la “Associazione Marco Pannella” non hanno fatto altro che svilire il lavoro di chi ha messo nero su bianco quell’articolo. Tanto che gli estensori della nota, dimostrando di non aver fiducia nelle notizie di stampa, fanno sapere di aver provveduto (tramite una loro iscritta) a chiedere lumi alla Regione per spazzare ogni dubbio che li attanaglia in ordine alle opinioni della dott.ssa Manfredi.
Altro punto da commentare è quello degli elementi scientifici a cui ho fatto riferimento nella mia interpellanza. La “Associazione Marco Pannella” sostiene che avrei contestualizzato dati non attuali solo perché ho parlato del processo “Ambiente svenduto”, dell’indagine conclusa dal Politecnico di Torino nel 2015 e del documento pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità nel giugno del 2018. Per quanto riguarda il processo “Ambiente svenduto”, mi sembrava il minimo doverlo citare visto che è frutto della prima ed unica grande inchiesta che ha puntato la sua attenzione sugli effetti nefasti della produzione industriale dell’Ilva. Ma, secondo la “Associazione Marco Pannella”, si tratterebbe di fatti vecchi, risalenti all’epoca Riva, non attendibili dimenticando però che la diossina, uno dei veleni “regalati” proprio dallo stabilimento siderurgico, è stata definita dagli esperti in materia un inquinante organico, persistente e bioaccumulabile capace non solo di alterare le caratteristiche di un terreno per almeno 25 anni (25 anni!) compromettendone il suo utilizzo per il pascolo ed attività agricole, ma pure di entrare nella catena alimentare se ingerita.
Quella stessa diossina che, secondo l’indagine del Politecnico di Torino conclusa nel 2015, è stata riscontrata nei territori a ridosso dello stabilimento siderurgico in concentrazioni altissime. E, a tal proposito, va precisato alla “Associazione Marco Pannella” che l’Arpa non sembra aver mai smentito gli allarmanti livelli di diossina (791 picogrammi al metro quadro nel novembre 2014) riscontrati dall’indagine del Politecnico, tanto che gli stessi nel marzo del 2016 furono oggetto di un esposto alla Procura da parte della Federazione di Verdi.
Ma poi la “Associazione Marco Pannella” mi contesta di aver fatto riferimento pure al documento pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità che viene ritenuto anch’esso troppo vecchio… sarà, resta però il fatto che quel documento (testimonianza di un formidabile lavoro di indagine epidemiologica ancora oggi attuale) è stato pubblicato nel giugno del 2018, appena quattro mesi fa.
Ancora, la “Associazione Marco Pannella” fa notare che non risponde al vero ciò che viene riportato nel passaggio dell’interpellanza in cui è scritto “autorizza l’attività produttiva anche in presenza di deficienze impiantistiche che possono determinare pericolose emissioni di sostanze nocive” perché, precisa sempre l’inappuntabile “Associazione Marco Pannella”, “l’immunità viene garantita solo ai comportamenti del gestore connessi alla esecuzione e alla realizzazione di quanto previsto nell’AIA e nel dpcm contenente il piano ambientale”. E ci mancherebbe! Anche i muri sanno che i nuovi gestori dell’Ilva saranno obbligati a rispettare il piano ambientale. E ciò che chiedo è che lo comincino ad osservare senza trincerarsi dietro lo scudo della immunità penale ed amministrativa, che è poi la vera ragione che mi ha indotto a presentare l’interpellanza tanto contestata dalla “Associazione Marco Pannella”.
La nota della “Associazione Marco Pannella”, infine, tradisce una memoria “corta” soprattutto quando paventa un ritorno ai rischi di danno sanitario autorizzando l’Ilva a riprendere il livello produttivo pre-2012. E sì, perché alla “Associazione Marco Pannella”, così attenta nell’evidenziare i difetti altrui, sfugge di ricordare che proprio dal 2012 al 2017 al Governo c’è stato qualcun altro, molto vicino per fede politica a più di un suo iscritto.
On. Rosalba De Giorgi