AGGIORNAMENTO: Lunedì 5 novembre 2018, al piccolo Christian è stato permesso di rientrare a scuola.
Quella che vi raccontiamo oggi è una storia che ha dell’assurdo. E’ lo sfogo di una giovane mamma di Taranto che non sa come spiegare al suo piccolo il perché non «può andare a scuola».
Manterremo la mamma in anonimato per tutelare la privacy del piccolo, che chiameremo Christian.
La scuola in questione è un Istituto Comprensivo di Taranto del quale (al momento) non riportiamo il nome.
Christian è un bimbo che ha da poco compiuto 4 anni. Come tutti i bambini della sua età è molto vivace. «Lo scorso anno, durante il primo anno di scuola, mi sono accorta che Christian aveva degli strani atteggiamenti – ci racconta sua madre –Se i fratellini in casa alzavano la voce durante il gioco, lui si portava le mani alle orecchie. Non voleva ascoltarli. Solo dopo tempo venni a sapere che il bambino, insieme ad altri della sua stessa età, subiva rimproveri un po’ troppo esagerati da una maestra, nei confronti della quale altri genitori hanno sporto alcune denunce. Io non ho mai denunciato, perché non volevo credere che una maestra potesse maltrattare un bimbo così piccolo». Appreso però il disagio del bambino, la mamma lo ritira da scuola nel mese di aprile.
Quell’esperienza, secondo la mamma di Christian, ha segnato il piccolo che, per difendersi se gli viene tolto un giochino da altri bambini o se gli viene fatto un dispetto, reagisce per difendersi. «Il bambino ha questa reazione quando viene provocato. A volte sputa o si difende con le mani. Comprendo che sia vivace e non lo nego – continua a raccontare la mamma – ma un bambino di appena quattro anni, cosa può mai commettere di così grave?»
Se lo chiede sua madre e ce lo chiediamo anche noi, considerata quella che è stata la reazione della scuola. Secondo i racconti della mamma, le altre mamme si sarebbero rapportate alla preside dell’Istituto presentando un esposto nei confronti del bambino e uno nei confronti della mamma, accusata di non saper prendersi cura dei suoi bambini. Christian è il secondo di tre figli. Un delegato del dirigente scolastico, ascoltate le lamentele delle altre mamme e convocata la mamma di Christian, avrebbe consigliato lei di cambiare scuola. La mamma si è rifiutata optando invece per il cambio classe.
Christian è stato trasferito in una nuova classe, ricominciando tutto dal principio: inserimento e tutto ciò che ne consegue. La nuova classe di Christian è numerosa e problematica: vi sarebbero bimbi molto vivaci e un bimbo affetto da autismo senza insegnate di sostegno. Un grande lavoro dunque, per l’unica maestra responsabile di quella classe. Anche in questa sezione arrivano delle lamentele che, secondo la mamma di Christian, non sarebbero rivolte al suo bambino, ma al livello di gestione della classe. Alcune mamme, per presunte disattenzioni della maestra nei confronti dei loro bimbi, si sarebbero rivolte al delegato del dirigente scolastico, lo stesso che avrebbe consigliato alla mamma di Christian di portare il figlio in un’altra scuola. Al ché – sempre secondo il racconto della mamma – il delegato del dirigente scolastico dando per scontato che le lamentele fossero per Christian, avrebbe consigliato alle mamme di fare un esposto alla preside lamentando la vivacità di Christian, accompagnato magari da una raccolta firme da affiggere sulla porta della classe, cosicché la mamma di Christian ne abbia contezza. «Le mamme della nuova classe di Christian si sono rifiutate di fare ciò – spiega la mamma – perché le loro lamentele non erano rivolte al mio bambino, ma al modo in cui la classe viene gestita. Ho accompagnato il mio piccolo nella nuova classe, lasciandolo lì un’ora, poi sono andata a riprenderlo. Al mio ritorno Christian non era in classe, la maestra mi ha detto che era con il delegato del dirigente scolastico. Allora ho chiesto se fosse successo qualcosa e la maestra mi ha detto che non era successo nulla e che Christian si era comportato bene».
Recatasi dal delegato del dirigente, questo avrebbe detto alla mamma di Christian che sarebbe stato meglio tenere il bimbo a casa in attesa della collocazione in una nuova scuola. «Insomma, non vogliono mio figlio in quella scuola. Premono affinché io lo porti in un altro istituto. La preside mi ha addirittura consigliato di far visitare Christian da un neuropsichiatra. La mia pediatra è andata su tutte le furie dicendo che il mio bambino sta benissimo e non necessita di questi accertamenti».
Insomma, Christian non va a scuola dal 16 ottobre. Sua madre si è recata più volte in sede per cercare una soluzione: «Durante un battibecco con il delegato del dirigente, questo mi ha addirittura minacciato di farmi togliere i bambini inviandomi un’ispezione da parte degli assistenti sociali».
La famiglia di Christian è una famiglia normalissima. Due genitori responsabili, una casa, un lavoro e tre bambini bellissimi.
Questa mattina la mamma di Christian si è recata nuovamente presso l’istituto per capire se il piccolo potesse riprendere a frequentare la scuola la prossima settimana, e le sarebbe stato detto di tornare lunedì, ma senza il bambino.
I bambini a quell’età, sono tutti vivaci, chi un modo, chi nell’altro. Noi abbiamo conosciuto Christian, è un bambino dolcissimo. Un bel caratterino, sguardo vispo e tanta voglia di giocare con quell’immensa e meravigliosa energia che tutti i bimbi hanno. E menomale!
Fa specie però, come l’accanimento di certe mamme, abbia preso di mira un bimbo piccolo e indifeso che si vuole a tutti i costi mandare via da quella scuola. E se fosse successo a un loro figlio? E ci dispiace dover constatare, stando ai racconti della mamma, come la stessa scuola anziché integrare il piccolo ed educarlo allo stare insieme (compito degli educatori), presti la spalla a queste iniziative che possiamo tranquillamente definire discriminatorie. Noi vogliamo confidare nel buon nome della scuola e nella professionalità dei suoi dirigenti, e ci auguriamo che la stessa si attivi al più presto per cercare una soluzione, che non sia quella di mandare il bambino altrove, bensì di integrarlo.
Con l’augurio di un chiarimento tra la scuola e la famiglia di Christian, continueremo a vigilare su questa storia. Non è ammissibile che un bimbo di quattro anni, seppur vivace, sia tenuto fuori e lontano dagli altri come se fosse il peggior criminale. Qui il “bullo” non è Christian. Perché in questa storia a Christian, non solo gli si sta negando di trascorrere del tempo con i suoi coetanei, ma si stanno calpestando i suoi diritti, come quello all’istruzione, garantito dalla Convenzione Internazionale dei diritti dell’infanzia. Forse ai servizi sociali bisognerebbe fare presente questo.