Negli ultimi venti anni la logica amico-nemico ha imperversato sulla scena pubblica di Terra Ionica. I catastrofici risultati prodotti da questa nefasta concezione della battaglia politica sono sotto gli occhi di tutti: per anni abbiamo rivendicato, ma solo a parole, quella compattezza istituzionale che altri territori, come Bari e Lecce, hanno sempre espresso con i fatti. Ci siamo divisi su tutto e non parlo certo della fisiologica contrapposizione delle proposte politiche formulate dai partiti. Dalla questione ambientale alla vertenza industriale, dalle specifiche peculiarità che avrebbe dovuto assumere il nostro polo universitario all’implementazione di quella diversificazione produttiva sbandierata ai quattro venti, Taranto e la sua provincia si sono sempre distinte per riottosità e incapacità ad assumere posizioni chiare e condivise. E’ sempre mancata la capacità, di fare sintesi. Dobbiamo forse prendere esempio da quanto è avvenuto in altri territori nei quali si discuteva ma poi, al momento opportuno, si lottava compatti a Bari, cioè in Regione, come a Roma e, quando necessario, a Bruxelles. Noi abbiamo fatto spesso il contrario: reclamavamo unità di intenti, ma poi ad emergere era fatalmente l’interesse del particulare. Con il rinnovo degli organi della Provincia di Taranto abbiamo finalmente l’occasione di cambiare rotta e mutare atteggiamento. Le Province, che la riforma Del Rio ha di fatto ridimensionato, rappresentano tuttavia un’istituzione di Area Vasta con il compito di coordinare i piani di sviluppo territoriale. Pensiamo per esempio alle Aree Metropolitane che ruotano inevitabilmente attorno al comune capoluogo: così è certamente per città come Catania, Palermo, Bologna, Genova, ma anche della stessa Bari. La ragione è semplice: la spinta propulsiva che può esercitare la città più popolosa, su cui si concentrano inevitabilmente le maggiori attenzioni dei superiori livelli di governo, difficilmente può essere esercitata da un altro comune. Questo non vuol dire, sia chiaro, che Taranto debba avere un ruolo preminente rispetto agli altri ventotto comuni. Significa semplicemente che la candidatura del primo cittadino di Taranto può ben incarnare, se adeguatamente sostenuto come io mi auguro, l’idea di un territorio che vuole riscattarsi nell’interesse di tutti i comuni di Terra Ionica. In sintesi: tutti sullo stesso piano, ma tutti più forti grazie al coordinamento della città capoluogo. E a chi si scandalizza di determinate posizioni rese note alla vigilia del voto, rispondo che la trasparenza è sempre sinonimo di chiarezza. Del resto, non si capirebbe perché a un candidato-presidente debba essere concesso di incassare il sostegno di un avversario politico mentre al suo concorrente tutto ciò dovrebbe essere impedito! Ecco perché da tempo sostengo la necessità di riportare la discussione nell’alveo di ragionamenti squisitamente politici che favoriscano il dialogo e mettano al bando i personalismi e le offese gratuite che semmai qualificano chi le fa. Taranto e la sua provincia hanno bisogno di una pacificazione sociale senza la quale non sarà possibile raggiungere gli obiettivi che da tempo perseguiamo e rispetto ai quali disponiamo, in alcuni casi, anche di cospicui finanziamenti: sviluppo della portualità, miglioramento della viabilità e della mobilità su base provinciale, valorizzazione del patrimonio storico e culturale in chiave turistica, tutela e promozione delle eccellenze enogastronomiche di Terra Ionica, consolidamento del polo universitario, sostegno al sistema produttivo locale che deve assumere un ruolo da protagonista nelle scelte di politica industriale e negli interventi di riqualificazione urbana orientati al criterio della sostenibilità ambientale. Siamo cioè chiamati ad una prova di maturità per abbandonare, come richiamavo in premessa, la logica amico-nemico e inaugurare una ben più proficua stagione ispirata ad una sana,efficace ed autorevole governante territoriale.
Taranto,30 ottobre 2018 il consigliere comunale e provinciale
Piero Bitetti