Sig. Presidente,
Onorevoli colleghi
Oltre ad essere bagnata da due mari ed oppressa dalle ciminiere della “Grande industria”, Taranto è soprattutto custode di tradizioni culturali millenarie, indiscusse eccellenze artistiche e impareggiabili tesori storici, patrimoni che troppo spesso vengono trascurati se non, addirittura, dimenticati e, di conseguenza, abbandonati al proprio destino. Sì, abbandonati al proprio destino. Lo stesso rischio che sta correndo il glorioso Istituto di Alta Cultura Musicale “Paisiello”, alle prese da anni con una crisi che, nonostante l’annunciata statizzazione, risulta essere perennemente di drammatica attualità. Fino ad oggi quello che viene considerato a ragione uno dei simboli cittadini è sempre andato avanti fra mille difficoltà, riuscendo non solo a superare ostacoli di diversa natura, ma anche a fornire ai suoi allievi una preparazione di grande livello.
Ebbene, questo storico liceo (la sua nascita risale al 1927, oltre novant’anni fa), inserito a pieno titolo nel sistema nazionale dell’Alta Formazione Artistica e Musicale, dopo aver ottenuto la garanzia di poter diventare un Istituto Statale adesso potrebbe subire la più atroce delle beffe. Difficile sostenere il contrario soprattutto quando si pensa che il “Paisiello” possa chiudere i battenti nonostante vi sia una legge dello Stato che se da un lato è pronta a soccorrerlo, dall’altro non viene ancora applicata.
Le risorse economiche per poter proseguire l’attività didattica sono ormai esaurite ed il prossimo 31 ottobre la Provincia di Taranto (che è l’Ente da cui il “Paisiello” dipende) dovrebbe dar seguito alle procedure di mobilità del personale, che comporteranno la chiusura dell’Istituto con il risultato di far restare senza lavoro oltre cinquanta dipendenti pubblici e di privare 600 studenti della possibilità di frequentare un nuovo anno accademico. Proprio nelle scorse ore il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha dato notizia di aver firmato un decreto che farà arrivare nelle casse degli Istituti superiori musicali non statali finanziamenti che, però, pare consentiranno la prosecuzione delle attività sino al mese di dicembre. Troppo poco per autorizzare un minimo di ottimismo. Troppo poco per pianificare un futuro in attesa di una statizzazione che tarda a concretizzarsi. Troppo poco per impedire alla città ionica di perdere un altro pezzo della sua storia.