“Vanno affrontate tutte le criticità irrisolte dell’Ilva e vanno garantiti finalmente ai tarantini tempi certi e stringenti per gli interventi indispensabili alla tutela della salute e dell’ambiente. Taranto non può più aspettare. Invece il piano ambientale dell’Ilva, pur con l’accorciamento dei tempi di copertura dei parchi minerari previsto dall’addendum, è lacunoso e insufficiente: parla di tanti impegni, ma di ben pochi obblighi per Arcelor-Mittal. Allora chi difenderà salute e ambiente a Taranto?
Non c’è alcun impegno a ridurre le emissioni già autorizzate, non è previsto che in caso di sforamento delle attuali emissioni non venga rilasciata l’autorizzazione a superare il limite alla produzione di 6 milioni di tonnellate annue. E non è prevista una valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario dello stabilimento. Valutazione che crediamo debba essere fatta su una produzione di 8 milioni di tonnellate annue, l’assetto ipotizzato da Arcelor-Mittal. Chiediamo che il ministero dell’Ambiente proceda alla valutazione preventiva prima dell’apertura delle procedure di autorizzazione alla riaccensione dell’Alto Forno 5. Solo la valutazione preventiva darebbe infatti ai cittadini risposte serie e attendibili.
Richieste che ho sollecitato con una interrogazione al ministero dell’Ambiente e che oggi ribadiamo da Taranto. Perché la città, che ha subito per anni un’idea vecchia e sbagliata di sviluppo, ha il diritto di non temere per salute e ambiente. L’unico futuro possibile per l’Ilva è nella decarbonizzazione, in linea con gli impegni internazionali sul clima. Per questo è necessario che si proceda da subito ad un piano per rendere la produzione dell’acciaieria di Taranto meno impattante in termini sanitari ed ambientali”.
Lo afferma da Taranto la deputata di LeU Rossella Muroni intervenendo a una conferenza stampa sull’Ilva.