Il 7 settembre scorso il Direttore Generale della ASL Taranto ha pubblicato la delibera di stabilizzazione per i 178 lavoratori precari che hanno i requisiti del Decreto Madia, dopo aver ricevuto il via libera dal Dipartimento Salute della Regione Puglia.
Finalmente, 178 lavoratori precari della ASL Taranto e migliaia nella regione Puglia, vedranno terminane il loro lungo calvario e firmeranno l’agognato contratto a tempo indeterminato.
L’avvio del percorso di stabilizzazione rende giustizia a tutti quei lavoratori che per decenni hanno retto il Servizio sanitario regionale, pur versando in una situazione di precarietà lavorativa, mettendo in campo professionalità e competenze.
La pubblicazione della delibera di stabilizzazione però, non chiarisce a quali “stabilizzazioni” il Direttore Rossi facesse riferimento nei giorni scorsi, quando, rispondendo alla mia richiesta di stabilizzazione del personale precario, dichiarava di aver avviato e concluso il percorso di stabilizzazione per n. 86 precari a fronte delle 216 unità avente i requisiti del Decreto Madia.
Le “stabilizzazioni” di questi 86 precari resta un mistero irrisolto, a meno che queste “presunte” assunzione qualificate come “stabilizzazioni”, non sono rappresentate in realtà dalle assunzione effettuate dalla ASL di Taranto dai Concorso pubblici per Operatori Socio Sanitari ed Educatori professionali, oppure dalle assunzioni di personale infermieristico vincitore del Concorso pubblico per n. 199 Infermieri (ASL Bari) effettuate attraverso il principio dell’utilizzazione delle graduatorie.
Restiamo in attesa di ricevere dalla ASL di Taranto gli opportuni chiarimenti e tutta la documentazione amministrativa relativa alla stabilizzazione di questi 86 lavoratori, in ottemperanza al principio di leale cooperazione istituzionale previsto dall’articolo 5, D. lgs. n. 33 del 2013.
Chiediamo trasparenza negli atti della Pubblica Amministrazione per comprendere, alla luce della delibera appena pubblicata, quali criteri ha adottato la ASL di Taranto per stabilizzare da gennaio ad oggi alcuni lavoratori e non altri.
Mino Borraccino