“Pensavamo di aver risolto il problema dei cacciatori pugliesi approvando due leggi – la Modifica alla legge sulla Caccia e quella sulla Perimetrazione del Parco delle Gravine -, come legislatori eravamo convinti di aver fatto il nostro dovere fino in fondo, ma non avevamo messo in conto che poi le leggi devono essere ‘tradotte’ sui territori dalle varie strutture, ma soprattutto dagli enti interessati, Comuni in primis. Perciò bene ha fatto, oggi, il presidente della quarta Commissione, Donato Pentassuglia, anche su mia sollecitazione, a richiamare sia l’assessore all’Agricoltura sia i dirigenti presenti a fare in modo che i problemi vengano risolti e non complicati.
Per questo condivido la proposta dello stesso Pentassuglia di convocare con urgenza tutti i Comuni che gravitano nel Parco perché come previsto dalla legge, dai Comuni disapplicata ancora, si esprimano sulla perimetrazione: occorre che i confini siano CERTI! Non è possibile che i cacciatori brancolino in quel territorio come se fossero bendati, non sapendo se sono in una zona dove possono cacciare oppure no, andando incontro a sanzioni pesantissime.
Le stesse che subiscono tutti quei cacciatori che in assenza di risposta da parte dell’Ambito Territoriale di Caccia si ritrovano in un territorio extraprovinciale. Se beccati le sanzioni sono salatissime: 500 euro. La situazione sta diventando davvero paradossale: i cacciatori pugliesi sono già costretti a dover ottemperare a una serie di procedure burocratiche, ogni spostamento di provincia richiede una richiesta e se questa non viene fatta entro termini perentori si perde la possibilità di cacciare a vantaggio di cacciatori che vengono da altre regioni, facendo della Puglia una vera e propria meta del turismo venatorio.
Ora tutto questo non è più tollerabile. La nostra parte, come consiglieri regionali, l’abbiamo fatta ora tocca ai sindaci e alla Giunta regionale”.