Di fronte ai continui tira e molla del ministro Di Maio sull’ILVA, con un parere dell’Avvocatura dello Stato secretato proprio dal fautore dello streaming e paladino della trasparenza, mi chiedo: ma quale matto potrà mai voler venire ad investire in Italia?
I segnali che vengono dati sono pericolosi: in Italia, di fatto, una cordata di imprenditori può aggiudicarsi una gara e poi, dopo le spese sopportate e gli obbiettivi programmati, cambia il Governo ed ecco che la gara presenta profili di illegittimità con un’altalena di dichiarazioni del nuovo ministro che un giorno vuole revocarla, il giorno successivo no, l’altro ancora l’azienda va chiusa, l’altro ancora no e via dicendo.
La sensazione è di vivere nel paese di Pulcinella! Nessun imprenditore straniero osservandoci da lontano avrebbe voglia di venire in Italia ad investire?
Nel frattempo a Taranto le bonifiche restano al palo, la fabbrica produce con le vecchie tecnologie, l’acciaio viene importato da altri Paesi, i lavoratori e le imprese dell’indotto temono per il futuro, mentre gli ambientalisti chiedono a Di Mario di mantenere la promessa elettorale della chiusura.
Insomma l’Italia, gli investitori, i tarantini, i sindacati, i lavoratori, i sindaci, gli ambientalisti e chi più ne ha più ne metta in balia di un ministro Di Mario che dice tutto e il contrario di tutto.