“Su Ilva chiediamo innanzitutto che sia reso pubblico il parere della Avvocatura dello Stato: non c’è spazio per segreti in una procedura di vendita di cui abbiamo denunciato sin dall’inizio l’opacità e l’eccessivo peso dato all’offerta economica rispetto alle esigenze di salvaguardia della salute e del lavoro e, quindi, alle valutazioni sul Piano Ambientale e sul Piano Industriale” – dichiara Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, dopo la conferenza stampa odierna del Ministro Di Maio –
“I cittadini di Taranto, e non solo di Taranto, hanno il diritto di farsi un’opinione da soli, senza intermediazioni: la trasparenza è un requisito indispensabile per ripristinare un rapporto di fiducia tra la città e le istituzioni.”
“Ribadiamo che riteniamo insufficienti le integrazioni al piano ambientale dell’Ilva recentemente presentate al Ministero dello Sviluppo economico dal gruppo Arcelor Mittal.
In particolare continuiamo a contestare il dato relativo alla produzione che si intende realizzare a Taranto. Mittal dichiara di voler produrre 8 milioni di tonnellate annue di acciaio dal ciclo integrale, mentre noi riteniamo, sulla base della valutazione del danno sanitario effettuata da Arpa Puglia, che non si debbano superare i 6 milioni di tonnellate come massima produzione possibile da ciclo integrale se si vogliono evitare rischi per la salute di migliaia di persone ” – aggiunge la presidente di Legambiente Taranto.
Inoltre, il gruppo si impegna a collaborare con Arpa e ASL per effettuare annualmente la valutazione del danno sanitario ma non dice nulla in merito alla valutazione d’impatto preventiva che Legambiente continua a chiedere ritenendola indispensabile per lo stabilimento siderurgico tarantino.
È tempo, non solo per Mittal, ma anche per il Governo, di mettere sul piatto della bilancia più di quello che è stato messo finora, se si vuole davvero tenere insieme salute e lavoro.
Non solo sino al 2023 ma anche oltre.
Legambiente